Utilizzare gli open data per fare luce sulla condizione di deprivazione dei giovani milanesi. È questo l’intento che ha ispirato il progetto che Federica Roccisano, dottoranda in Politica economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha realizzato nell’ambito del contest “Statistica, Open Data e Società”, promosso da Comune di Milano e dal dipartimento di Scienze statistiche del nostro ateneo. Scopo del concorso, per il quale sono stati istituiti tre premi da mille euro ciascuno, era quello di creare prodotti che valorizzassero l’utilizzo degli open data, i “dati aperti” che le amministrazioni mettono a disposizione di tutti i cittadini. Lunedì 13 dicembre, presso l’Acquario civico di via Gadio, si è svolta la premiazione dei progetti vincitori e a Federica è stato consegnato il premio della categoria “Politiche sociali” (le altre categorie erano “Miglior prodotto” e “Miglior prodotto under 30”). Il titolo del suo lavoro è “Povertà urbana e deprivazione: un focus sulla condizione dei giovani a Milano”.

«A questa ricerca ho dedicato un anno del mio periodo di dottorato» spiega la ricercatrice. «Ho indagato in particolare la deprivazione che riguarda i giovani di Milano, intesa non solo come povertà economica, ma anche come carenza di strutture pubbliche a loro dedicate. Sfruttando gli open data del Comune, ho iniziato esaminando i dati demografici della popolazione degli ultimi dieci anni e ho rilevato come in questo arco di tempo la categoria dei trentenni abbia progressivamente abbandonato Milano e si sia trasferita altrove». È qui che entrano in gioco gli open data. «Ho incrociato i dati demografici con quelli relativi alle strutture e ai servizi offerti dal Comune: scuole (dagli asili nido fino alle scuole superiori), centri sportivi, strutture di diffusione culturale (teatri, musei, librerie), oratori, consultori con appositi uffici dedicati ai minori, e più in generale tutte le associazioni e i centri di aggregazione giovanile censiti negli open data. Questo lavoro è stato fatto considerando separatamente ognuna delle nove zone in cui è divisa la città».

Il risultato è stato molto eloquente: nelle zone caratterizzate dalla carenza di strutture di questo tipo si registra un maggior numero di giovani che negli ultimi dieci anni hanno lasciato Milano. «È emersa una chiara correlazione tra la mancanza di luoghi dedicati ai giovani e l'impossibilità da parte loro di rimanere in città - afferma Federica - . Le zone periferiche, come la zona 7 e la zona 8, sono le più carenti da questo punto di vista, e infatti è da queste aree che proviene il maggior numero di trentenni che decidono di cambiare residenza. Le zone più virtuose, invece, quelle con la maggior disponibilità di dotazioni, sono la 1, la 2 e la 3. L'area 1, in particolare, è quella maggiormente fornita di centri di aggregazione culturale, come musei e teatri, mentre nelle aree 2 e 3 si registra il migliore equilibrio tra scuole e centri ricreativi dedicati al tempo libero».

Ciò mostra che, in generale, luoghi e servizi pensati per i giovani a Milano ci sono, ma c'è una forte disparità nella loro distribuzione sul territorio cittadino. È proprio su questo aspetto che, suggerisce Federica Roccisano, dovrebbe intervenire l'amministrazione comunale. «Nelle zone più carenti di dotazioni è necessario fare degli investimenti per crearne di nuove e per migliorare la qualità di quelle già esistenti. Nella parte finale della ricerca ho proposto uno strumento innovativo che ho chiamato “bilancio generazionale”, il cui scopo è quello di contabilizzare le spese dei Comuni dedicate ai giovani e mettere in evidenza i settori più bisognosi di intervento. Spero possa costituire un contributo per evitare la fuga dei giovani e contrastare di conseguenza l’invecchiamento della popolazione milanese».