Ha vinto il premio della Fondazione Aifos dedicato alle migliori testi sulla sicurezza sul lavoro grazie a una tesi sullo smart working. Sara Cristani, laureatasi lo scorso anno in Psicologia per le Organizzazioni con 110 e lode con la supervisione della relatrice Barbara Bertani, ha ritirato con una certa trepidazione il premio lo scorso 29 gennaio all’Università Statale di Parma: «Anche se già sapevo di essere tra le vincitrici, è stato emozionante presentare la tesi in aula magna».

La studentessa milanese ha vinto per l’innovatività dell’argomento trattato. La sua tesi, intitolata Smart Working e nuovi spazi di lavoro: l’impatto dell’Activity-Based Working, analizza infatti la riconfigurazione degli spazi in modo più flessibile soprattutto nelle grandi organizzazioni. Ma come è nata questa idea? «Nel tirocinio che ho fatto alla Stantec spa ho sentito che ci sarebbe stata una ristrutturazione, cioè il passaggio dal modello tradizionale a quello activity-based working. Ho potuto far parte di questo progetto ed è stato naturale scegliere di dedicarvi la tesi di laurea». Il premio Aifos è stata una sorpresa perché al bando hanno partecipato un centinaio di persone. 

Ai fini della sua tesi, Sara Cristani ha analizzato anche altri contesti lavorativi: «Sono stata in un’azienda bancaria italiana e alla Plantronics, che produce cuffie e auricolari per uffici, due realtà che usano già il modello activity-based working. Ho fatto un confronto tra il loro modello e quello tradizionale della Stantec, ho somministrato un questionario a tutti i dipendenti (chiamato questionario di Lessman) e ho osservato riunioni. Infine, ho esposto i dati della mia raccolta alle tre aziende prese in considerazione: hanno potuto constatare che chi è passato al modello activity-based working ha avuto conferma di ciò che già sapeva, mentre chi sta adottando il modello tradizionale (la Stantec ndr) ha appreso che i suoi dipendenti erano già mentalmente pronti a un eventuale cambiamento. Anche se non è detto che il progetto vada in porto».

È la mentalità che fa la differenza per passare da un modello all’altro: «Ci sono per esempio spazi dedicati al relax, che la gente usa però per lavorare. Affinché il modello sia efficace, deve esserci un cambio della cultura organizzativa. Magari con più collaborazione tra i dirigenti e le risorse umane».