Operaio immigratoValorizzare il capitale umano degli immigrati migliorando le pratiche per il riconoscimento dei loro titoli di studio e dei loro saperi informali; trasformare le loro conoscenze in competenze competitive per le performance delle imprese e delle altre organizzazioni; promuovere la loro partecipazione alle attività di volontariato. Sono gli obiettivi di Diversity Improvement as a Viable Enrichment Resource for the Society and the Economy (Diverse), il progetto - coordinato dal Centro di ricerca Wwell dell’Università Cattolica e diretto dalla professoressa Laura Zanfrini - che coinvolge 14 partner, tra cui la Fondazione Ismu, in dieci paesi dell’Unione Europea: Italia, Estonia, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Ungheria.

Il progetto ha l’obiettivo di “svecchiare” il modello europeo di integrazione, ancora prigioniero della figura del “lavoratore ospite”, trasformando la diversità da problema da gestire in risorsa strategica per lo sviluppo economico e sociale dei Paesi europei.

Solo guardando alla situazione in Lombardia infatti, la partecipazione al mercato del lavoro dei lavoratori extracomunitari, che rappresentano il 20% della popolazione attiva, continua a essere caratterizzata da un'elevata segregazione orizzontale e verticale in specifici settori e mestieri, dalla discriminazione nelle retribuzioni, nelle condizioni di lavoro e negli avanzamenti di carriera. Quindi se la presenza degli immigrati ha contribuito a trasformare il mercato del lavoro lombardo, questo processo ha anche concorso a rafforzare il livello di segmentazione e a contribuire al deterioramento della qualità complessiva dell'occupazione. La discriminazione che colpisce gli immigrati produce costi e conseguenze sia dal punto di vista della perdita di competitività sia in termini di deficit della coesione sociale.  

L’obiettivo complessivo e di lungo termine del progetto Diverse è quindi quello di “ringiovanire” l’approccio europeo all’immigrazione, risolvendo le sue tradizionali contraddizioni attraverso tre principali cambiamenti:

•    passare da una percezione dei migranti come risorsa contingente e strumentale all’idea che il loro capitale umano rappresenti una risorsa strutturale per lo sviluppo economico e sociale dell’Europa;

•    promuovere una maggiore consapevolezza, tra i diversi tipi di organizzazioni, dell’importanza e delle potenzialità connesse con le strategie di Diversity Management;

•    incoraggiare la partecipazione sociale e l’impegno civico dei migranti (e in particolare il loro contributo alle organizzazioni di volontariato) per la costruzione di una società inclusiva, così da modificare la loro comune percezione di persone da aiutare e assistere.

Ed è proprio su questa terza priorità che sarà focalizzato il seminario internazionale in programma il 16 febbraio all’Università Cattolica (aula 010/011, via Nirone 15 a Milano, ore 9.30). L’incontro sarà l’occasione per descrivere le attività realizzate al fine di consentire l’attivazione di 100 immigrati extra-europei, precedentemente assistiti da alcune organizzazioni non profit, coinvolgendoli nelle attività di volontariato a favore del bene comune della comunità locale.

Dopo una presentazione generale di Diverse e dei suoi primi risultati da parte del direttore scientifico del progetto Laura Zanfrini, del presidente della “San Vincenzo” di Bergamo Giampietro Marcassoli e Anna Riva di Anolf Lombardia introdurranno l’esperienza realizzata in Lombardia, poi descritta e commentata dai diversi attori locali coinvolti (operatori sociali, mediatori culturali, tutor, responsabili delle organizzazioni che hanno ospitato i migranti coinvolgendoli nelle loro attività di volontariato).

Jille Bellisario (CFMW Amsterdam) parlerà dell’esperienza parallela realizzata in Olanda. Alcuni degli immigrati coinvolti porteranno la loro testimonianza, sottolineando come essa è stata cruciale nell’influenzare l’atteggiamento verso la società ospite, il senso di autostima, il sentimento di appartenenza alla comunità locale.