Per educare, la musica è essenziale. Lo sapevano bene gli antichi e i medievali, che la annoverarono fra le arti liberali, così definite perché libere da occupazioni immediate e tutte rivolte alla formazione della persona. E lo sapevano bene gli umanisti, per i quali l’aggettivo liberale indicava gli studi che possono rendere libero l’uomo.
Eppure nella scuola italiana la musica non ha grande rilievo e non ricopre certo un posto principale. È quasi un paradosso che il paese del “bel canto” sia superato da altre nazioni europee, ove la musica è ampiamente vissuta, praticata e conosciuta, e spesso utilmente insegnata per comprendere la storia, la letteratura, l’arte e la filosofia. La musica è la visione sensibile di un’epoca, la propria e un’epoca del passato, e, per comprendere il proprio tempo e le generazioni prima delle nostre, quale strada può essere migliore dell’ascoltare un canto, un’opera, una composizione musicale?
Facilmente incline a una formazione astrattamente intellettuale e nozionistica, la scuola italiana si è privata di questa grande possibilità, con gravi conseguenze sulla cultura nel suo complesso. Non molti sanno leggere la musica, pochi sanno suonare, pochissimi poi ne conoscono la storia, i generi, le “opere” e le melodie.
Per cercare di rimediare a questa grave lacuna, e avviare processi positivi in direzione opposta, sono stati compiuti, negli ultimi anni importanti e pioneristiche iniziative, sia dalla base – attraverso aggregazioni musicali spontanee o liberamente organizzate – sia da parte istituzionale – con la promozione di progetti volti alla diffusione della cultura musicale.
In questo quadro si colloca la Summer School su “La musica nella cultura e nella scuola italiana”, con lo specifico intento di avvicinare maggiormente gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i giovani studenti universitari che vorranno insegnare, alla cultura e alla sensibilità musicale. Tra i protagonisti dell'evento, in programma dal 13 al 15 luglio a Montecarini, ci sarà anche l'ex ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer, oggi presidente del Comitato per l’apprendimento della musica
Il metodo per far ciò è stato sperimentato in questi anni, e ha sempre dato frutti molto positivi: aprire il mondo della scuola alla società e metterlo in rapporto con l’università e il mondo delle professioni e del lavoro.
Partecipare alla Summer school è un’esperienza di conoscenza, di scoperta, di nuovi rapporti e di nuove prospettive. Il corso residenziale favorisce la conoscenza reciproca e i momenti informali arricchiscono il bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisito durante lezioni, discussioni e laboratori.
Alla formazione personale consegue così una rinnovata iniziativa nell’insegnamento, con grande beneficio degli studenti e dell’istituzione scolastica nella quale si opera.
È ciò che hanno vissuto e acquisito le decine di insegnanti di ogni ordine e grado, dalla scuola materna alla scuola superiore, che hanno preso parte alle Summer school di questi anni. La possibilità di confronto con colleghi di altre discipline e di altri livelli scolastici, su comuni tematiche e per altrettanto comuni obiettivi, non è l’ultimo dei motivi per partecipare ai tre giorni di Lucca-Montecatini, insieme ad alcuni fra i maggiori esponenti della cultura musicale italiana. Nelle terre di Puccini e a Torre del Lago, ove i partecipanti potranno assistere alla prima stagionale della Turandot.