È una delle sfide cruciali per una società “vecchia” come la nostra: gestire l’invecchiamento attivo di una popolazione la cui speranza di vita aumenta. All’healthy and active ageing l’Università Cattolica dedica nove progetti di ricerca autofinanziati per un importo complessivo di circa 1,5 milioni di euro.

Un approccio multidisciplinare che parte dall’alimentazione. Il progetto Diet and Animal Models of Aging, coordinato dal professor Paolo Ajmone Marsan esamina il ruolo della dieta sui fenomeni dell'invecchiamento attraverso molecolari e microbiologici. Dopo aver indagato i fattori che influenzano l’assunzione di alimenti negli anziani, la ricerca ha finora analizzato il legame tra l’invecchiamento e le condizioni di salute in modelli animali murini, attraverso lo studio del microbiota intestinale. Lo studio ha evidenziato un peggioramento delle condizioni infiammatorie e dei parametri correlati allo stress ossidativo all’aumentare dell’età e di alcune popolazione batteriche. I risultati della ricerca potranno contribuire a definire interventi alimentari finalizzati alla modulazione del microbiota intestinale, per promuovere la salute e il benessere degli anziani.

Di nutrizione si occupa anche il progetto guidato dal professor Claudio Grassi dal titolo "Impatto dello stato nutrizionale sulla longevità e sulle malattie correlate all'invecchiamento". La nutrizione viene considerata non solo come fattore chiave per la "fragilità" del soggetto anziano, ma anche per il ruolo che essa svolge nel ripristinare la "robustezza", cioè nel contrastare il declino cognitivo e la perdita di massa muscolare. Le ricerche dimostrano che diete ad alto indice glicemico si associano a ridotte performance cognitive; che alte concentrazioni di rame libero nel sangue sono correlate a un aumentato rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. E che una dieta ricca di grassi saturi genera effetti negativi sulla comunicazione tra cellule nervose, così come sull’infiammazione del fegato. Al contrario una dieta arricchita di acidi grassi essenziali (omega-6) sembra in grado di migliorare le performance cognitive nel corso della senescenza.

Diverso l’approccio utilizzato dal progetto “Crescere da Anziani” coordinato dal professor Alessandro Antonietti. Il team di ricerca della professoressa Guendalina Graffigna ha cercato di indagare la motivazione e la disponibilità del cittadino anziano a giocare un ruolo attivo nella promozione della propria salute e del proprio benessere. La ricerca ha evidenziato come la maggioranza degli anziani intervistati tenda in realtà a un atteggiamento delegante e “fatalista” su questo fronte. E che il livello di coinvolgimento attivo dell’anziano nella promozione del propriobenessere dipenda da fattori psico-sociali quali la percezione di auto-efficacia, il senso di “coerenza” e di soddisfazione per la propria vita.

Anche le neuroscienze cognitive sono di aiuto per fronteggiare al meglio la sfida dell’età. Il cervello possiede riserve cognitive che entrano in gioco in caso di necessità; inoltre, è dotato di plasticità e sa rigenerarsi, oltre che continuare ad apprendere. Esistono tecniche per migliorare queste caratteristiche: l’empowerment cognitivo e la stimolazione cerebrale elettrofisiologica. Una ricerca, guidata dalla professoressa Michela Balconi, ha sviluppato un protocollo di potenziamento cognitivo e di stimolazione cerebrale applicato su un campione di 54 volontari di età compresa tra i 65 e gli 80 anni. I risultati dimostrano che grandi sono le potenzialità della nostra mente, se opportunamente stimolata, soprattutto riguardo alle funzioni di memoria e alla capacità di progettare in modo organico le azioni e le proprie attività quotidiane. Come dire: il cervello può essere aiutato a non invecchiare!

Nell’anziano, al decadimento delle abilità cognitive (per esempio, memoria e attenzione), si abbina quello delle abilità sociali. Queste ultime sono fondamentali, poiché trovano espressione in due ambiti specifici: nella capacità di interagire con gli altri attraverso la mentalizzazione - cioè comprendendo sé e l’altro con riferimento a intenzioni, emozioni, desideri, pensieri - e nella capacità di prendere decisioni. L’Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente del dipartimento di Psicologia, coordinata dalla professoressa Antonella Marchetti, ha analizzato le competenze sociali delle persone anziane, trovando che l’autovalutazione della capacità di mentalizzazione peggiora con il tempo e che questo influenza la capacità di decidere, rendendo la persona meno intraprendente nella vita quotidiana.

Al tema dell’Active ageing & Healthy living l’Ateneo aveva dedicato il numero di lancio di UCloud, un nuovo strumento per portare avanti il dialogo tra scienze, ricerca e policy making.