Il terrorismo jihadista ha colpito di nuovo insanguinando il Paese già più volte messo “sotto attacco”, come ha detto il presidente Macron. Cattolicanews segnala gli interventi di alcuni nostri docenti sui media nazionali per commentare l’accaduto.



 Il commento sull’attentato di Marco Lombardi, docente di Comunicazione e informazione per la sicurezza e direttore della Scuola di Giornalismo

«Lombardi sottolinea che siamo di fronte all'ennesimo attentato che ci riporta alla scia già vista. In particolare la modalità operativa con il coltello è una dinamica facile da replicare che fa pensare che non ci debba essere una organizzazione vera e propria dietro ma che basti una cellula a livello familiare o di relazioni pseudo amicali per far maturare la decisione e la messa in atto. Lo studioso poi si sofferma sul contesto in cui avviene: la Francia, già colpita e l'ultima volta solo due settimane fa, ma soprattutto la Francia che si ritrova al centro di dinamiche geopolitiche difficili con altri attori internazionali e in cui dunque un atto terroristico va letto pensando a quanti - tanti, sottolinea Lombardi - possano avere interesse a strumentalizzare le forze terroristiche stesse». 
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L’intervento di Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica e direttore del Master in Middle Eastern Studies

«Come una macina perversa che si autoalimenta ecco, come previsto, un nuovo sanguinoso e brutale attacco che insanguina la Francia. Ancora una volta assassini radicalizzati pensano di difendere la propria religione uccidendo barbaramente civili innocenti, colpiti in una chiesa. Un tempio da rispettare secondo le norme tradizionali della legge islamica, ma non secondo questi terroristi. Una violenza irragionevole e che pur tuttavia sarebbe semplicistico catalogare come un semplice gesto folle di un singolo. Il terrorismo islamista che colpisce con preoccupante regolarità la Repubblica francese affonda infatti le sue radici in una pluralità di motivazioni e di dinamiche interne e internazionali». 

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Il commento di Vittorio Emanuele Parsi, direttore Aseri (Alta Scuola in Economia e relazioni internazionali)
 
«Non bastasse la selvaggia recrudescneza della pandemia, l’ultimo mese ha ricordato alla Francia di essere nel mirino del terrorismo di matrice islamista. Dopo gli accoltellamenti di fronte all’antica sede di Cherlie Hobdo a fine settembre, o l’omicidio del professor Samuel Paty il 16 ottobre scorso, ieri ci sono stati tre morti a Nizza e un attentato sventato ad Avignone. Il pretesto è sempre il medesimo: lavare col sangue degli innocenti il presunto oltraggio costituito dalle vignette pesantemente irriverenti nei confronti del profeta Maometto del settimanale satirico d’Oltralpe. Appena una settimana fa Macron aveva annunciato. e in parte attuato – un giro di vite nei confronti di associazioni di vario tipo, ritenute espressione dell’islam radicale e responsabili di alimentare quel “separatismo” culturale che colpisce sempre id più soprattutto i giovani musulmani di Francia».

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