È stata a un passo da entrare tra le giovani promesse di Sanremo 2016. Ma non la considera una sconfitta Chiara Filomeni, la studentessa del secondo anno di Scienze linguistiche e letterature straniere, corista di Note d’inChiostro.
«Se mi fermassi non avrei la forza per continuare a coltivare la mia passione: la vittoria è stata giungere alla fine della selezione di Area Sanremo».

Sì, perché Chiara ha avuto la possibilità di partecipare a questo percorso di selezione che permette a quasi 300 ragazzi, privi di manager o etichette discografiche alle spalle, di frequentare una vera e propria accademia musicale per una settimana e di lavorare con insegnanti del calibro di Mauro Pagani - direttore artistico del festival – Nina Zilli, Ivano Fossati e molti altri.

«Abbiamo lavorato con cantanti provenienti da qualsiasi ambiente musicale, da Fossati a Emis Killa. Ho preso appunti come se fossi in università, del resto ero ben allenata» racconta Chiara. Dopo una prima selezione che ha portato i concorrenti al numero di 40, si è conquistata il posto di finalista, assieme ad altri sette concorrenti. «Arrivare alla finale per me è stata già una vittoria. Non ho un manager né tantomeno una casa discografica: mi sono presentata con la sola voglia di provarci. Avevo una canzone mia e mi sono detta “Perché tenerla per me? Proviamoci!” Poi le cose sono venute da sole: meno ci pensi e più riesci ad andare avanti».

Tra gli otto finalisti una commissione Rai ha selezionato i due artisti che parteciperanno al festival nazionale, ma Chiara non ha dubbi del valore della sua esperienza: «Non è stato fondamentale essere una delle due scelte finali. La selezione fa parte del gioco».

Oltre a una rielaborazione di varie canzoni straniere, Chiara ha creato autonomamente alcuni brani, rigorosamente in italiano: «Durante questa esperienza sanremese mi sono resa conto di quanti ragazzi in Italia sappiano scrivere musica veramente bene, sia per la linea melodica che per le parole. Noi italiani abbiamo questo pregio: mentre a livello internazionale è ormai passato quasi in secondo piano l’impegno a produrre testi che possano far pensare l’ascoltatore, noi restiamo molto attaccati alle parole. La musica deve avere un testo che comunichi un senso da interpretare».

E proprio questa attenzione ha guidato Chiara nella creazione della sua “Le buone ragioni”, brano con cui si è esibita ad Area Sanremo e che ha scritto con Zibba - Sergio Vallarino, fondatore del gruppo “Zibba e Almalibre”. Un brano che parla di solitudine e abitudine, «le due buone ragioni che “ci fregano”». Il testo vuole essere un dialogo tra due visioni della vita opposte - che lei stessa definisce “ottimista” e “pessimista” - che si scontrano e allo stesso tempo provano ad avvicinarsi.

«In un certo senso è una canzone che ha a che fare anche con la religione. L’incontro-scontro tra le due visioni porta il polo negativo a una speranza quasi accennata: se poi avessi ragione tu, che il cielo conta un po’ di più, imparerei dal vento a portare qualcosa di me a chi lo sta ad aspettare». Ma il bello della musica, si sa, è poterla ascoltare e poter leggere nelle parole la propria storia personale.

Lezioni, esami e libri non hanno impedito a Chiara di coltivare la sua passione anche nella vita universitaria: l’anno scorso è entrata nel coro dell’ateneo, Note d’inChiostro. «La musica leggera ha sempre fatto parte della mia vita, mentre la classica l’ho conosciuta qui: ho scoperto un nuovo mondo. È bello poter vivere e imparare a fare musica a 360 gradi».

E in effetti Chiara sta conoscendo ogni angolo del mondo musicale: entrata nel coro come contralto lo scorso anno, l’audizione annuale con il direttore l’ha consacrata a soprano, un nuovo passo verso la sperimentazione vocale. «Ho sempre preferito le note basse, quasi avessi paure di quelle alte. Ho sempre cantato su un registro molto “comodo”. Sono contenta di aggiungere un tassello alla mia esperienza musicale».

Al di là delle questioni tecniche, Chiara non ha dubbi su quanto potere abbia la musica in un gruppo di giovani: «Quando condividi la passione per una cosa così bella, è inevitabile entrare in sintonia subito: è un linguaggio universale. In Note d’inChiostro veniamo da tutto il mondo, eppure ho conosciuto molti amici con cui esco e condivido la vita di tutti i giorni».

Che sia in università o sul palcoscenico più famoso della musica italiana, Chiara segue la sua passione che forse un giorno la porterà a realizzare il suo sogno. «Riproverò assolutamente a conquistarmi un posto per Sanremo. Era solo il primo anno: questo è solo l’inizio». Arrivederci a Sanremo, dunque.


UNA PASSIONE NATA 20 ANNI FA

Il viaggio di Chiara Filomeni, studentessa al secondo anno di Scienze linguistiche e letterature straniere, comincia a Fermo, nelle Marche, dove è nata vent’anni fa. «Io canto da sempre: quando ero piccola i miei genitori, non sapendo più cosa fare, mi hanno iscritta a un corso di canto, forse nella speranza di farmi “sfogare”». Dalla prima esibizione al teatro dell’Aquila di Fermo, in cui ha cantato a soli 10 anni Angelo di Francesco Renga, il suo percorso ha già toccato traguardi importanti: finalista al festival di Castrocaro nel 2013, nello stesso anno ha aperto il concerto di Alexia a Monte S. Giusto. Un anno fa la passione per le lingue l’ha portata all’Università Cattolica di Milano, alle prese con l’inglese e il russo, dove ha incontrato anche il coro di Note d’inChiostro. «Mi auguro di trovare qualcosa che mi piaccia quanto cantare, anche se non sarà molto facile».