Tra i tanti soggetti che fanno le spese delle restrizioni al tempo del Covid-19 in Italia ci sono anche oltre quindicimila studenti fuori sede e le loro famiglie.

In una lettera aperta l’Acru (Associazione nazionale dei collegi e delle residenze universitarie) rivolge un appello al governo e al parlamento perché vengano presi in considerazione due aspetti relativi a questa realtà.

Il primo riguarda i collegi e le residenze studentesche che in questo periodo si sono dati da fare per continuare a ospitare e dare sostegno ai ragazzi che si sono fermati senza tornare nei luoghi d’origine (per altro non contravvenendo, così, alle disposizioni ufficiali). 

Questa azione non è stata riconosciuta in alcune località. Si pensi al caso delle residenze in Veneto che rischiavano di essere chiuse solo perché considerate “case per ferie”. Giuridicamente, infatti, solo con questa denominazione è stato possibile riconoscere tutte quelle strutture - prevalentemente in capo a congregazioni religiose e anche a soggetti privati - adibite all’ospitalità di studenti universitari. Solamente i collegi legati all’ente per il diritto allo studio sono legalmente riconosciuti come tali.

L’altro punto sottolineato dalla lettera dell’Acru è relativo alla richiesta di sostegno alle famiglie di questi studenti fuori sede che, non potendo tornare a casa, e rimanendo nei collegi o in appartamento devono sostenere le spese di affitto.

«Partiamo dal principio che l’educazione vada sostenuta - afferma il presidente di Acru e direttore di Educatt, Angelo Giornelli -. Lo facciamo da sempre ma in particolare in questa fase siamo attenti a garantire luoghi accoglienti e protetti dove i ragazzi possano risiedere in sicurezza e con serenità».

Non una contrapposizione, dunque, ma un appello all’inquadramento delle strutture ospitanti come residenze universitarie, alla detraibilità integrale delle rette pagate dalle famiglie e all’azzeramento delle imposte e dei tributi locali nel 2020: è quanto emerge dalla lettera scritta da Acru a fronte di un impegno costante e serio per continuare a essere un punto di riferimento fondamentale per le famiglie degli studenti fuori sede nazionali e internazionali. 

L’Università Cattolica è coinvolta direttamente con le sue strutture residenziali nelle sedi di Milano, Piacenza e Roma che ospitano in questo periodo circa 150 studenti. 

«Fin da subito abbiamo deciso di rimanere aperti offrendo il massimo aiuto possibile a chi è rimasto - aggiunge Giornelli - relativamente all’istruzione, alla formazione e agli strumenti per garantire la massima sicurezza in termini di igiene, dispositivi di protezione e distanziamento all’interno del collegio. Inoltre sono stati attivati due servizi importanti, uno sanitario e uno di ascolto psicologico in modo da permettere a chi si trova in difficoltà di ricevere un triage telefonico ed eventualmente la prescrizione di medicinali». 

Durante le festività pasquali Educatt ha garantito l’apertura straordinaria delle mense e la consegna delle derrate per consentire agli studenti di non dover necessariamente uscire per la spesa. In questo modo, se pur lontano da casa, gli oltre 60 ragazzi ospiti hanno potuto festeggiare serenamente con colombe e spumante.

Come hanno testimoniato i messaggi di auguri che gli studenti hanno condiviso con il personale di EduCatt e come è naturale che sia in una grande famiglia.