Il latte vaccino piace ancora agli italiani ma uno su quattro lo beve senza lattosio. Una scelta slegata dalle condizioni di salute del consumatore, dato che solo un quarto di chi sceglie senza lattosio ha un’intolleranza.

È uno dei dati emersi dall’indagine condotta dal gruppo di Psicologia dei consumi della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica di Cremona diretto dalla professoressa Guendalina Graffigna, presentata il 31 maggio all’evento promosso da FIL/IDF e Università Cattolica in occasione della Giornata mondiale del latte, appuntamento che si è focalizzato sul ruolo dei prodotti lattiero caseari in età pediatrica e adolescenziale, con accento sulla corretta informazione e sulla sfera psicologica che guida i consumi. 
 


Il frigo degli italiani è un puzzle di diversi prodotti: nell’ultimo mese il 30% della popolazione nazionale dichiara di aver consumato spesso latte vaccino fresco, nel 25% dei casi dichiarano di aver bevuto latte senza lattosio e nel 20% di aver consumato bevande vegetali alternative. Il latte vaccino viene percepito come salutare e gustoso, mentre l’imprescindibilità di consumo appare essere una “zona d’ombra”, soprattutto in riferimento all’età adulta (maggiori di 22 anni). Tra questi consumatori, l’89% ritiene le scelte alimentari un modo per sentirsi responsabili della propria vita e nel 74% si ritengono efficaci nell’affrontare i problemi della quotidianità. 

Ma se ci concentriamo su coloro che dichiarano di consumare tutti i giorni prodotti senza lattosio (un 25% del totale) scopriamo che solo un quarto di essi (6%) lo consuma per la presenza di un’intolleranza (per altro non sempre diagnosticata da un esperto). Nella maggior parte i motivi appaiono altri, spesso per più emotivi che razionali: «Insomma, dai dati della nostra ricerca il consumo del “senza lattosio” oggi appare più che mai dettata da ragioni emotive - preoccupazione per la propria salute, insoddisfazione per il proprio stile di vita, ricerca di rassicurazione - più che dalla razionale valutazione delle componenti nutritive degli alimenti» sottolinea la professsoressa Graffigna.

I forti consumatori di prodotti senza lattosio, infatti, si dichiarano preoccupati per la loro salute e meno soddisfatti per il loro stile di vita rispetto ai consumatori di latte vaccino (il 64% risulta infatti insoddisfatto del suo stile di vita e il 22% si dichiara in procinto di cambiamento del proprio stile alimentare). Infine i consumatori di prodotti “senza lattosio” si dichiarano più spesso preda delle fake news in ambito agro-alimentare (20% dei consumatori di senza lattosio, vs il 10 % dei consumatori di latte vaccino) e appaiono alla ricerca di una guida affidabile per orientarsi nella scelta dei diversi prodotti, spesso preda di paure ipocondriache e di reazioni psico-somatiche.

«La scarsa e poco corretta informazione sull’alimentazione e le proprietà del latte vaccino è un problema crescente che impatta sui comportamenti dei consumatori con problematiche ricadute sul sistema agro-alimentare» spiega il professor Lorenzo Morelli, direttore del progetto e delegato rettorale per la sede di Cremona dell’Università Cattolica. «CremonaFood Lab nasce da un’idea dell’Università Cattolica al fine di sostenere il dialogo e il continuo aggiornamento tra imprese, esperti del settore e opinione pubblica sulla filiera del latte».