Latte come coccola o alimento inadatto all’età adulta? Il dibattito è aperto, soprattutto tra le mamme, come rivela uno studio condotto dall’Università Cattolica. Da sempre considerato salutare e fondamentale per la dieta di adulti e bambini, negli ultimi anni è messo in discussione dai consumatori. A partire dai dibattiti in rete. Dove protagoniste sono le madri che frequentano social media e blog. Il latte è infatti diventato tra i principali bersagli di passaparola virali che ne mettono in dubbio le caratteristiche nutritive con rappresentazioni confuse, contraddittorie e talvolta non avvalorate da solide basi scientifiche.
A raccogliere questo “sentiment” presente nel web è l’indagine Dark e light side del latte: un affondo sulle rappresentazioni delle mamme italiane, curata dalla dottoranda di ricerca della facoltà di Psicologia Mariarosaria Savarese e illustrata nel corso dell’incontro “Universo Latte: Giovani ricercatori e imprese a confronto” - in programma venerdì 19 maggio nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica - insieme ad altri due studi: Giovani e latte: una ricerca sul (non) consumo tra gli under 30 in Italia e Consumi domestici e canali d’acquisto dei prodotti lattiero-caseari.
Obiettivo della ricerca è stato esplorare le rappresentazioni del latte attraverso narrazioni spontanee nel dibattito web delle mamme e dei loro influencer, e di approfondire i vissuti, credenze e valori associati. Due i binari lungo cui si è sviluppato l’approccio metodologico dello studio. Una prima fase di social media monitoring nel corso della quale ha preso in esame un totale di 963 post raccolti nel periodo 2011-2016 sui social media più utilizzati dalle mamme italiane (Facebook, Twitter e Instagram e blog dedicati). La seconda fase, invece, ha coinvolto un campione di 15 mamme italiane a cui sono state somministrate interviste qualitative face to face.
Il risultato emerso? Un quadro in chiaroscuro del consumo del latte. Sul totale dei commenti indicizzati con la parola “latte” (963), si nota un netto prevalere dei riferimenti al latte vaccino: questo infatti è citato in 840 post, mentre il latte vegetale solamente in 123. Tuttavia le conversazioni sui social mettono in luce un generale disorientamento dei consumatori secondo cui il latte vaccino è percepito come un alimento con un impatto piuttosto negativo (34% dei post) rispetto al latte alternativo (sentiment positivo in 48% dei post). Fra i temi maggiormente citati vi è l’impatto sulla salute (59% dei post), di cui nel 58% con sentiment negativo.
Dalle interviste qualitative, invece, è emerso come il target delle mamme si posizioni su orientamenti di consumo di latte legate a due diverse rappresentazioni: da una parte, ci sono le mamme consumatrici di “latte come coccola”, vale a dire quelle che fanno leva su una sfera emotiva che evoca momenti felici vissuti con la famiglia, che ne sostengono favorevolmente il consumo; dall’altra, le “detrattrici”, ossia quelle che consumano il “latte come nutrizione”, rimandano a complessi processi di ricerca, scelta e discussione di informazioni, che pongono in dubbio le caratteristiche nutritive e la sua dimensione affettiva.
Gli aspetti più critici che riguardano il consumo di tale alimento fanno riferimento soprattutto alla “non naturalezza” nel bere un latte vaccino in età adulta, soprattutto in funzione delle ricadute per la produzione e per gli animali coinvolti. Inoltre, le mamme dimostrano anche numerosi dubbi sull’apporto positivo sulla salute umana. Tali credenze vengono supportate da fonti informative accreditate e non, da articoli scientifici, ma anche dal passaparola che diventa elemento importante che guida la scelta. I principali influencer sono esperti del settore alimentare, anche se non necessariamente medici o professionisti, e food blogger, se particolarmente attenti alla valutazione degli effetti dell’alimentazione sulla salute.
Insomma, lo studio dimostra come le diverse rappresentazioni siano sintomo di un “dark side” e “light side” dell’attuale discorso sociale sul latte e di come questo sia tuttora in divenire, guidato dal continuo processo di empowerment dei consumatori. Ne consegue che l’area di costruzione di partnership tra consumatori e aziende stia anch’essa attraversando un momento di criticità riguardo alle aspettative e al ruolo delle stesse nei processi di produzione e allineamento con i bisogni e le richieste dei consumatori.