Un altro attentato ha seminato il terrore in Inghilterra. Questa volta il bersaglio sono stati ragazzi e adolescenti che riempivano la Manchester Arena per il concerto della pop star Ariana Grande.

Di questo nuovo attacco terroristico in Europa si possono per ora mettere in fila alcuni elementi, come ha fatto a caldo il professor Marco Lombardi, docente di Gestione del rischio e Crisis management alla facoltà di Lettere e filosofia, su ItsTime. Il momento geopolitico è infatti particolare: siamo a ridosso del G7 di Taormina e nel corso del viaggio del presidente americano Donald Trump che, dopo Arabia Saudita e Israele dove ha cercato di rilanciare un’offensiva contro il terrorismo, incontrerà papa Francesco il 24 maggio, prima di fare tappa a Bruxelles.

Ma quello che colpisce di più nell’attentato di Manchester è l’obiettivo: ragazzi, adolescenti e famiglie. Uno scenario che potrebbe riportare indietro le lancette della storia, seminando la paura tra generazioni che non hanno mai dovuto fare i conti con la guerra, a differenza dei loro nonni cresciuti sotto le bombe della Seconda guerra mondiale.

Come affrontare un tempo che potrebbe costringere anche i più piccoli a dover convivere con paure in parte equiparabili a quelle dei loro coetanei che vivono nei luoghi devastati dalla guerra?

Lo abbiamo chiesto al professor Fabio Sbattella, psicologo dell’emergenza in Università Cattolica. Ecco cosa ci ha risposto.