Continua il dibattito aperto dall’articolo intitolato Scuola paritaria, non chiamatela privilegio, un percorso di approfondimento per sfatare molti luoghi comuni, comparare la situazione italiana con quella degli altri Stati europei, conoscere un mondo vitale e inclusivo, trovare soluzioni per dare vita a un sistema scolastico integrato e plurale


«La decisione da parte del governo di stanziare 300 milioni per le scuole paritarie è assolutamente apprezzabile per il valore simbolico che ha. È una sorta di riconoscimento che ci fa molto piacere. Nel merito è chiaro che i costi che le nostre scuole sostengono e dovranno sostenere non potranno essere coperti da un contributo come questo. La questione di fondo è un’altra».

Monsignor Pierantonio Tremolada è vescovo di Brescia ed è delegato della Conferenza episcopale lombarda per Scuola, università e insegnamento della religione cattolica. Nelle sue parole, pacate ma nette, la posizione della vasta rete di scuole cattoliche paritarie di fronte a un passaggio delicato come la crisi da Coronavirus. 

«Siamo preoccupati - afferma - perché stiamo parlando di realtà che, per varie ragioni, faticano a portare avanti la loro attività educativa in una situazione normale, perché in molti casi sono costrette a sostenersi facendo leva unicamente sulle rette delle famiglie. Nello scenario dell’emergenza Covid, le normative di prevenzione, l’aumento del personale, il ridimensionamento del volontariato possono aumentare la difficoltà. Occorre prevedere un maggiore aiuto reciproco tra scuole cattoliche, in rapporto con il territorio e con la realtà ecclesiale e, spero, anche un sostegno dell’amministrazione pubblica».

Monsignor Tremolada, che cosa significherebbe per il Paese se buona parte delle scuole cattoliche chiudessero, come potrebbe accadere soprattutto nel Nord Italia, dove da sempre rappresentano una fetta importante del sistema educativo? «I nostri sindaci sanno bene cosa succederebbe se dovesse venire meno la presenza delle scuole paritarie. I nostri amministratori sono molto accorti e attenti alla situazione della propria gente e sono consapevoli che nel momento in cui dovessero chiudere le scuole cattoliche ci troveremmo a fare i conti con un tracollo: non sarebbero sostenibili i costi che sarebbero trasferiti soprattutto all’ambito delle amministrazioni locali. Non dimentichiamo che le nostre scuole portano avanti la loro attività con costi che, complessivamente, sono molto inferiori di quelli delle scuole statali corrispondenti». 

Qual è la situazione in Lombardia? «Sul nostro territorio le scuole paritarie hanno un peso notevole. Dai dati in nostro possesso, risultano circa 5.300 scuole statali e 2.500 scuole paritarie di ogni ordine e grado. Per le scuole dell’infanzia abbiamo 1.337 scuole statali contro 1.717 scuole paritarie (di cui la stragrande maggioranza cattoliche)».  

Eppure ci sono molte persone che continuano a considerarle un privilegio… «Non è semplice far capire cosa sono le scuole paritarie cattoliche, perché ci sono dei convincimenti radicati che andrebbero rivisti. Per esempio, si parla di scuola pubblica ma la si indentifica con la scuola statale. La scuola pubblica non coincide con la scuola statale: scuola pubblica è per definizione la scuola dei cittadini. Lo Stato, con le sue istituzioni, si mette a disposizione dei cittadini perché venga garantito il diritto all’educazione scolastica. Ma i cittadini stessi si possono organizzare per questo scopo e lo Stato potrà verificare se sono in grado di farlo, dettando le condizioni di questa verifica».

Ma c’è chi dice che siano scuole per pochi… «Si parla di scuola privata e non di scuola paritaria e la si immagina come la scuola dei ricchi, la scuola a scopo di lucro, la scuola che ruberebbe fondi allo Stato. Se uno guarda alle nostre scuole dell’infanzia, alle scuole delle nostre parrocchie, davvero è così? Sono realtà che cercano in tutti i modi di autosostenersi e potrebbero essere aiutate. Svolgono un ruolo molto significativo e lo fanno in maniera anche molto seria. Se saliamo alle scuole elementari, medie, superiori e alle scuole delle congregazioni, possiamo dire che sono scuole per ricchi? Certo, se non ricevono alcun aiuto dallo Stato e devono contare solo sulle rette di chi iscrive i propri figli, rischiano di diventare scuole per chi ce la fa. Sappiamo che tante famiglie fanno molti sforzi per poter garantire questa formazione, perché la considerano un’esperienza significativa per i loro figli. È un circolo vizioso. Se ci venisse dato quello che per diritto dovremmo ricevere, saremmo ben felici di aprire le porte a tutti». 

Che è poi quello che avviene in tanti Paesi, perfino nella laicissima Francia, che stipendia gli insegnanti delle scuole cattoliche… «Questo è quello che ci amareggia, perché le grandi democrazie europee hanno un sistema scolastico davvero integrato e non solo non si scandalizza nessuno, ma la scuola pubblica è gestita sia dallo Stato che da enti costituiti da cittadini. Perché noi non possiamo fare altrettanto?».

Non c’è solo un’opinione pubblica esterna con cui confrontarsi ma ce n’è anche una interna. Come sono considerate le scuole cattoliche nel mondo ecclesiale e cattolico? «Questo è un punto che un po’ ci addolora. La comunità cristiana dovrebbe fare di più, apprezzando la realtà delle scuole cattoliche paritarie e il ruolo educativo che svolgono, come scuola in generale e come occasioni e luoghi in cui far cogliere la connessione tra la fede e la cultura e far apprezzare un’esperienza di comunità che ha caratteristiche tutte sue. Questo entra a fare parte della missione della chiesa come tale sul territorio. Essere chiesa non significa soltanto tenere vive le parrocchie ma anche farci carico dell’azione educativa dei nostri ragazzi attraverso la scuola. Certo, non è l’unico modo di vivere questa tensione, che passa anche dai singoli docenti e dai singoli dirigenti all’interno delle strutture statali. Vorrei che le nostre comunità cristiane apprezzassero di più e riconoscessero questo valore in modo che le scuole cattoliche ne sentissero la vicinanza, anche con un sostegno economico».


Ottavo di una serie di articoli dedicati al sistema delle scuole paritarie in Italia