A gennaio 2018 erano 428 nel mondo, di cui 77 solo a Milano. Il fenomeno delle social street, partito in Italia da via Fondazza a Bologna, in soli quattro anni ha conosciuto una notevole progressione. Tanto che in Università Cattolica è nato un Osservatorio per monitorarle.

Le social street sono vicini di casa che si incontrano sia online su gruppi Facebook dedicati sia offline in strada e condividono tre “ingredienti” semplici ma fondamentali per generare senso di appartenenza a una stessa comunità: la socialità, l’inclusione sociale e la gratuità.

Se è vero, infatti, che viviamo sempre più globalizzati, interconnessi al mondo intero – grazie alla Rete e ai tanti dispositivi tecnologici di cui in larga parte disponiamo e con i quali abbiamo sempre più familiarità – paradossalmente, siamo molto spesso sconnessi, distanti, lontani da chi vive fisicamente accanto a noi. Le città complesse, in cui abitiamo, sono caratterizzate da rapporti sociali fragili, infragiliti dalla diffidenza reciproca, dai mancati incontri, che fanno apparire le differenze come inconciliabili, incomunicabili.

In realtà, per vivere bene, le persone hanno bisogno sia di legami deboli sia di legami forti, di essere presenti e attivi nei social network e di radicarsi al contempo in un territorio, di abitare la prossimità spaziale – a partire dal proprio condominio, dalla propria strada, dal proprio quartiere, ecc.

Vivere vicini e connessi sembra essere la vera sfida del nostro tempo. Non è un caso che in questi anni siano state messe a punto numerose piattaforme collaborative per fare incontrare nel digitale i vicini di casa, segno che si stanno sperimentando nuovi modi per risolvere problemi non nuovi.

Milano, da sempre capitale delle social street, ha raccolto seriamente questa sfida. Queste 77 realtà rappresentano per la città una boccata di ossigeno, fanno capire che un altro modo di vivere la metropoli è non solo possibile, ma già in atto. Abitare in una strada sociale vuole dire proprio vivere vicini e connessi. Casi interessanti sono presenti in tutta la città, in prevalenza nella fascia del medio-centro, della semi-periferia.

Attualmente nella città di Milano gli iscritti ai gruppi Facebook delle 77 social street sono 50.000, un numero importante, in forte crescita, a guardare i trend. A cui dobbiamo aggiungere coloro che sono connessi solo offline: ce ne sono, pensiamo agli anziani. Quello di cui abbiamo bisogno oggi, come ci ha ricordato recentemente lo stesso Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, è una alleanza tra cittadini e attori diversi, tutti impegnati, secondo il proprio ruolo e la propria mission, in “un’arte del buon vicinato”, perché è nella socialità di prossimità che si coltiva la buona convivenza, si creano i presupposti per rinsaldare i legami sociali.