Vaccino Covid. Ovvero grandi volumi da distribuire in modo capillare e in poco tempo: una sfida logistica per definizione. Se poi si aggiunge la deperibilità del prodotto e temi come la security, la necessità di accompagnare il vaccino con guardie giurate, l’esercito e la protezione dei centri di smistamento, le complicazioni aumentano.

Se ne è parlato nel seminario organizzato dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza su iniziativa di Luca Lanini, docente di Logistica e Supply Chain Management all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza che, a chiusura del suo corso, ha invitato Giovanni Costantini Cargo Senior Manager Malpensa Cargo- SEA Milan Airports e Nicoletta Basile, Amministratrice Delegata IKEA Distribution Italia a confrontarsi sul tema “La logistica ai tempi del COVID: le nuove sfide delle consegne dell’ultimo miglio e della gestione logistica del vaccino

L’ultimo miglio dunque: «C’è ancora una discreta incertezza sul modello scelto dall’Italia per gestire il trasporto e la distribuzione dei vaccini » ricorda il prof. Lanini . «Da un lato assistiamo alle grandi strategie da parte delle aziende che producono i vaccini, che delocalizzano la produzione sviluppando contratti con laboratori dei vari territori e progettando delivery planning delle consegne»

«Poi abbiamo i grandi operatori mondiali di logistica, che stanno investendo in “freddo” e in piattaforme: Kuehne+Nagel apre un polo logistico sanitario a bordo pista a Bruxelles ed a Johannesburg ( KN PharmaChain), mentre Emirates cargo apre il primo centro mondiale dedicato alla sola gestione del cargo farmaceutico (magazzino da 10 milioni di dosi in stock) con celle e tunnel a temperatura controllata; nel frattempo le imprese dell’air cargo stanno predisponendo celle presso gli aeroporti e piattaforme dedicate al settore pharma».

Quindi cosa manca?
«Serve ora una strategia di pianificazione della ricezione dei vaccini da parte della sanità pubblica e delle unità di crisi in base alle diverse caratteristiche dei vaccini e alle diverse modalità di trasporto della case farmaceutiche (aereo, camion…). E soprattutto pianificare il viaggio dell’ultimo miglio verso i punti di somministrazione, punti di cui occorrerà definire le caratteristiche.  In Italia non sappiamo ancora come sarà la distribuzione e considerando che ognuno dei cinque vaccini avrà la propria strategia di conservazione e di distribuzione, possiamo affermare che il tempo stringe: ieri nel seminario è emerso che le imprese di logistica chiedono ancora oggi chiarimenti su come comportarsi. Diciamo che come minimo c’è un ritardo di comunicazione, che spero non sia conseguenza di un ritardo di pianificazione».

Di positivo c’è che ieri durante il seminario, il Cargo Senior Manager di Malpensa Cargo Giovanni Costantini ha dichiarato che Malpensa è pronta ad accogliere e gestire lo stock e la scorta dei vaccini. Secondo Costantini se si trasportassero per via aerea le 120 milioni di dosi che servono, potrebbero bastare circa 200 voli. Gestibili quindi.
«È impressionante il report sul volume di traffico generato dal Covid per i DPI che Costantini ci ha illustrato così come tranquillizzante è la prospettiva illustrata dal Cargo Senior Manager di Malpensa per la gestione dei vaccini. Ma, come dicevo, manca il tassello dell’ultimo miglio, il più delicato: dobbiamo stare molto attenti alla gestione di questo flusso, sulla base delle caratteristiche di ciascun vaccino. Altri Paesi hanno già presentato una strategia convincente. Noi la apprenderemo nei prossimi giorni».

Il focus si sposta poi sulle aree di somministrazione, dove si muoveranno materiali, cittadini e vaccini.
«Esatto. Serve grande pianificazione degli spostamenti e della rete distributiva, serve molto spazio nelle aree di vaccinazione per fare economie di scala sull’impiego dei sanitari e delle celle di stoccaggio di vaccini e materiali. Ad esempio: si sta parlando di un polo di vaccinazioni ogni 30 mila persone: a mio parere un errore per la semplice ragione che, dividendo questo valore per il numero dei giorni di vaccinazione (supponiamo cento giorni, ossia circa tre mesi e mezzo, la stima minima fatta per la prima campagna di vaccinazione), risultano 'soltanto' trecento persone vaccinate al giorno per ogni singolo punto di vaccinazione in Italia: troppo poco per il grande sforzo organizzativo che si renderà necessario; credo servano aree almeno tre volte più grandi. Tutte le perplessità rimangono anche alla luce delle anticipazioni di Speranza».