Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia dell’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica tenuta il 25 giugno in occasione della celebrazione eucaristica per la Solennità del Sacro Cuore, patrono dell’Ateneo. Alla Santa Messa è seguita, come da tradizione, la processione nei chiostri di largo Gemelli

di monsignor Claudio Giuliodori *

Perché e con quale spirito siamo chiamati a celebrare questa Solennità del Sacro Cuore di Gesù, che i nostri fondatori hanno scelto come custode e modello per la vita dell’Ateneo? Ce lo ricorda la preghiera con cui siamo stati introdotti all’ascolto della Parola di Dio: «Nel Cuore del tuo dilettissimo Figlio ci dai la gioia di celebrare le grandi opere del tuo amore per noi, fa' che da questa fonte inesauribile attingiamo l'abbondanza dei tuoi doni». Due, quindi, gli atteggiamenti indicati: da una parte “celebrare le grandi opere” dell’amore di Dio per noi, e dall’altra chiedere “l'abbondanza dei suoi doni”.

Quali sono le grandi opere che il Sacro Cuore compie in questa istituzione accademica a lui consacrata per cui possiamo ringraziarlo? Penso che l’elenco potrebbe essere molto lungo, più di quello che possiamo immaginare e di cui siamo realmente consapevoli. Provo a richiamare qualche elemento pensando in particolare a questo anno accademico.

In primo luogo, la possibilità di realizzare le finalità istituzionali dell’Ateneo in modo sempre più qualificato e dinamico. Didattica e ricerca anche in questo anno registrano un significativo sviluppo quantitativo e qualitativo. Aumentano le immatricolazioni, cresce l’offerta formativa, si moltiplicano i progetti di ricerca a livello nazionale e internazionale. Gli studenti, le famiglie, i circuiti accademici e culturali, le aziende, i diversi organismi della società civile con cui collaboriamo, la comunità ecclesiale, ci apprezzano e ci ringraziano per l’impegno generoso e intelligente con cui tutti insieme, e ciascuno per la sua parte, diamo vita ad un Ateneo non autoreferenziale e chiuso, ma attento alle nuove generazioni e capace di assicurare un alto livello formativo.

Ma la nostra missione non si esaurisce nel conferire titoli spendibili e offrire concrete opportunità di impiego. Abbiamo un compito specifico e originale, di carattere educativo, finalizzato a far maturare non solo competenze, ma vere personalità che sappiano mettere a frutto i talenti ricevuti, scoprire e vivere la vocazione che Dio ha posto nel loro cuore, spendersi per il rinnovamento e il bene della società e, in particolare, per chi è più debole, per le categorie più svantaggiate, per superare la cultura dello scarto e dell’indifferenza, alimentando il dinamismo virtuoso della solidarietà e della condivisione.

Per realizzare questo progetto educativo, che è all’origine dell’esperienza ormai centenaria del nostro Ateneo ma nello stesso tempo è sempre nuovo per le condizioni mutevoli in cui si attua, occorre mettere al centro i giovani con i loro entusiasmi e le loro fragilità, i loro sogni e le loro contraddizioni, ma soprattutto con le loro speranze e potenzialità. Il nostro modo di guardare i giovani non può essere lo stesso delle altre istituzioni accademiche. Come afferma Papa Francesco nella Christus vivit, Esortazione apostolica che riassume e rilancia le riflessioni del Sinodo sui giovani: «Il cuore di ogni giovane deve essere considerato “terra sacra”, portatore di semi di vita divina e davanti al quale dobbiamo “toglierci i sandali” per poterci avvicinare e approfondire il Mistero» (n.67).

Da dove viene questo sguardo? Chi di noi è capace di averlo e di viverlo ogni giorno? Certo da soli brancoleremmo nel buio. Ma sono proprio la festa che celebriamo e le letture che abbiamo ascoltato che ci rassicurano e ci confortano. Su di noi veglia il Buon Pastore che fa pulsare in noi il suo Sacro Cuore. È questo essere e agire con l’ardore del Cuore di Gesù che ci consente di avere uno sguardo profondo e premuroso che sa capire, accompagnare e, soprattutto, amare i nostri giovani. Non c’è nulla di più bello e di più gratificante per i docenti e il personale dell’Università Cattolica che essere realmente, nella quotidianità e ordinarietà del servizio svolto, veri testimoni del Buon Pastore che, come dice Ezechiele nella prima lettura, conduce il gregge su “fertili pascoli” e ad “ottime pasture” sui monti d’Israele. Sono per noi i monti della scienza e della sapienza che dobbiamo saper offrire ai nostri studenti affinché il sapere scientifico sia sempre strettamente congiunto ad un’autentica sapienza di vita.

Ma il Buon Pastore fa ancora qualcosa di più, come evidenziato sia nella prima lettura che nel Vangelo: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia». E Gesù nel Vangelo ricorda che c’è più gioia per la pecora ritrovata che per le novantanove che stanno tranquille nell’ovile. Tutto questo accade anche nel nostro Ateneo? Credo che la risposta debba essere affermativa. Quando vedo ciò che viene fatto dal servizio per l’accoglienza degli studenti con disabilità, oppure come tanti professori ordinariamente si rapportano agli studenti che incontrano difficoltà o vivono momenti di disagio, resto stupito e commosso.

E che cosa rappresenta il progetto educativo dei nostri collegi e tutto ciò che in essi si realizza grazie all’impegno generoso e competente delle direzioni e di Educatt, se non il modo con cui ci prendiamo particolarmente cura di chi desidera essere sostenuto nella sua crescita integrale e nutrito in modo ancor più solido dal punto di vista umano e spirituale?

Che cosa esprimono le esperienze di solidarietà internazionale e di volontariato che vedono tanti nostri giovani sperimentare la condivisione con i poveri e gli ultimi nelle periferie del mondo? Da dove nascono i progetti delle diverse Fondazioni a noi collegate che operano in Africa e in altri Paesi in via di sviluppo? Qual è l’anima delle iniziative di ricerca e di formazione dei Centri di Ateneo che affrontano questioni nodali per la nostra società? Chi ispira e guida le attività del Centro pastorale che cura e promuove la vita spirituale? Dietro queste opere ci sono volti, cuori e mani, ma a ben vedere sono tutte espressioni - e molte altre ne potremmo citare - del Sacro Cuore che ispira, anima e sostiene questa comunità universitaria.
    
L’altra sera sono uscito tardi dal mio ufficio, che si trova nei chiostri, ed era rimasto un solo giovane che studiava nel silenzio e in una calma quasi surreale. Gli ho chiesto che cosa facesse ancora lì visto che erano quasi le 21.00 e mi ha risposto: “In questi chiostri si studia meravigliosamente perché sono rassicuranti e ti danno quella pace interiore che rende anche la fatica dello studio più agevole e soprattutto l’anima respira e si rigenera”. L’ho salutato e incoraggiato e mentre anch’io godevo di quella pace tornando a casa ho pensato al salmo 22 che abbiamo recitato oggi: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia». Quanto bene compie il Buon Pastore attraverso l’Università Cattolica! E quanta passione diffonde il Sacro Cuore attraverso i cuori di tutti coloro che in questo Ateneo si spendono con grande dedizione, spesso nel silenzio e nel nascondimento!

Spesso prendono il sopravvento le lamentele e vediamo più facilmente ciò che non va rispetto al bene che si realizza. Certo, non possiamo nasconderci i problemi o le necessità a cui provvedere, ma è giusto e doveroso “celebrare le grandi opere dell’amore di Dio per noi”. E oggi dobbiamo farlo perché ce lo chiedono la festa e la liturgia del Sacro Cuore, e non in astratto ma nel concreto della vita del nostro Ateneo.

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A questo primo aspetto di lode, la liturgia ne aggiunge un secondo: attingere all’abbondanza dei doni del Sacro Cuore, cioè chiedere che ci sostenga con la sua grazia negli impegni e nei progetti che abbiamo in cantiere. Provo quindi brevemente a indicare alcune cose su cui stiamo lavorando e che affidiamo allo sguardo premuroso del Sacro Cuore.

A proposito di cantieri, come sappiamo, ce ne sono diversi aperti e altri da aprire, segno di vitalità e di sviluppo, ma anche fonte di qualche apprensione. È un momento importante e molto positivo perché tutte le sedi si stanno sviluppando e soprattutto stanno crescendo nell’offerta formativa. Ogni vera espansione però ha bisogno di un di più di responsabilità e generosità, perché prima, e più delle strutture, deve crescere la capacità progettuale, la collaborazione, lo stile comunitario, nella fedeltà allo spirito originario e al mandato attuale della comunità ecclesiale di cui l’Ateneo è espressione.

Nessuno da solo può portare avanti una tale impresa. Serve una comunità universitaria coesa e motivata che sappia convergere su una progettualità al passo con i tempi e in sintonia con quanto Papa Francesco e la Chiesa ci indicano. In questo orizzonte chiediamo al Sacro Cuore di dare ulteriore forza ai tanti progetti che vedono consolidarsi e rinnovarsi i rapporti con gli organismi della Santa Sede, con la Chiesa italiana, con le diocesi e le tante istituzioni cattoliche e non solo. Il rilancio dei delegati diocesani e degli amici dell’Ateneo, dei rapporti con il territorio attraverso progetti innovativi e sperimentali, come quelli in atto a Matera, capitale europea della cultura. Sono tutti germogli preziosi e fecondi. Non meno importante e preziosa è la valorizzazione del legame con la comunità ecclesiale e la società civile che si esprime nella Giornata annuale dedicata all’Università Cattolica.

Nello stesso tempo si allargano gli orizzonti e lo sguardo del nostro Ateneo, sempre più attento ai processi di internazionalizzazione e attivamente impegnato nel rilanciare e sviluppare la rete degli Ex Alunni o “Alumni”. Le diverse iniziative che hanno consentito di riannodare e rafforzare i legami con i nostri ex alunni, in varie parti del mondo, hanno ampiamente dimostrato quanta gratitudine, attaccamento e interesse essi nutrono per l’Ateneo che li ha formati e che soprattutto ha fatto maturare nella loro vita quella sapienza che è un riflesso della presenza e dell’azione del Sacro Cuore.
 
Un significativo fermento, inoltre, lo riscontriamo nello sviluppo della Terza Missione che vede il nostro Ateneo particolarmente attivo nel declinare uno spettro amplissimo di ricerche, studi e collaborazioni con le realtà del territorio, a diversi livelli. Questo essere a servizio della realtà sociale ed ecclesiale ha connotato fin dall’inizio la natura e la missione dell’Università Cattolica, ma oggi può beneficiare di una piattaforma istituzionale che rende questa prospettiva ancora più interessante e feconda. Anche in questo ambito chiediamo al Sacro Cuore che ci faccia dono di un rinnovato slancio per essere interpreti intelligenti e operosi di un proficuo rapporto tra la comunità ecclesiale, il mondo accademico e le diverse realtà culturali, anche alla luce dell’interessante Manifesto sottoscritto di recente dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) e dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

Tante novità e tanti impegni, quindi, che testimoniano la vitalità della nostra Università. Forse non è un caso che questo processo così accentuato di sviluppo e di innovazione cada nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell’Ateneo. Siamo alla vigilia di questo importante evento che, come sempre in queste circostanze costituisce una preziosa occasione per fare memoria grata del cammino fatto, ma soprattutto ci offre la possibilità di pensare al futuro e dare ancor più concretezza alle visioni e ai sogni, quelli iniziali di Gemelli e dei suoi collaboratori e quelli coltivati oggi dalle nuove generazioni. Nella Christus vivit Papa Francesco più volte incoraggia a coltivare i sogni, a difenderli e realizzarli, soprattutto nel dialogo tra le generazioni. Così - afferma -: «potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri, riscaldare i cuori, ispirare le nostre menti con la luce del Vangelo e dare nuova forza alle nostre mani» (n. 199).

Sia questo per ciascuno di noi e per tutti coloro che condividono il grande progetto dell’Ateneo dei cattolici italiani, lo spirito che ci guida nell’affrontare il presente e il futuro. Il Sacro Cuore, che ora celebriamo come nostro patrono e protettore, possa non solo riscaldare i nostri cuori, ma infiammarli e farli ardere del suo stesso amore per essere oggi, come ieri e ancor più domani, testimoni dell’amore di Dio verso le nuove generazioni. Amen

* assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica