di Ettore Capri *
Dove c’è acqua c’è vita. Lo sappiamo tutti e da quando siamo piccoli andiamo al mare, al fiume, al lago o per torrenti a passare il nostro tempo libero. Luoghi che producono benessere, quel benessere fatto di ricreazione, attività fisica, convivio e spiritualità. Questo perché, consapevolmente e inconsapevolmente in quei luoghi avvertiamo energia vitale.
L’acqua insegna. Chi non ricorda quei bei momenti di una passeggiata sulla spiaggia, la scoperta degli animali, delle piante e dei pesci spiaggiati. Luoghi dove anche le odiate meduse spiaccicate sulle rive meritano compassione e stimolano curiosità.
L’acqua è necessaria. Ogni forma di vita sulla Terra dipende dall’acqua. È nell’acqua infatti che miliardi di anni fa comparvero le prime forme viventi. Anche oggi le quasi 9 milioni di specie viventi presenti sul Pianeta basano la loro esistenza sull’acqua, risorsa quindi non solo fondamentale ma anche preziosa. Infatti, nonostante sia una risorsa rinnovabile, rimane comunque limitata e vulnerabile. Meno dello 0,1% dell’acqua dell’intero Pianeta è disponibile e la stiamo sporcando tutta.
L’acqua è guerra. Una guerra fatta di acqua virtuale e non di acciaio e di armi. Interi popoli nella storia dell’uomo sono in conflitto per raccogliere confini inclusivi di corpi idrici e nei periodi di pace attraverso le dighe sono state favorite le economie di alcuni Paesi a discapito di interi popoli di profughi. Ed oggi è guerra alimentare. Si sfruttano le risorse di Paesi terzi per produrre i cibi che riempiono per il 60% i nostri carrelli della spesa e, se non controllati, quei Paesi potrebbero essere i deserti futuri e l’origine di tanti altri profughi girovaghi per il mondo.
L’acqua è tecnologia. Grazie alla chimica e alla fisica dall’acqua da essa traiamo energia nucleare, realizziamo l’agricoltura, le attività industriali e domestiche. Gli ecosistemi urbani vivono grazie alle tecnologie idrauliche come gli ecosistemi agro-forestali.
L’acqua è salute. È alimento in assoluto per l’uomo e il paesaggio perché tutte le sostanze nutritive si veicolano in esso. L’acqua si beve e si rinnova in forme di vita diverse ma tutto s’interrompe se si inquina perché diventa non utilizzabile.
Si è sostenibili se si impara a conoscere questi argomenti e si trovano soluzioni operative ed etiche, sia a livello personale sia collettivo per gestirle in modo responsabile.
Basta questo per ribadire l’importanza di questa risorsa e per riconoscere la necessità di un impegno collettivo rivolto al suo rispetto, tutela e conservazione? E cosa fare? Prima di tutto impariamo a comprendere il significato di acqua virtuale e regoliamo le nostre attività su questa base. Nel settore alimentare - di mia primaria competenza - possiamo ad esempio acquistare i prodotti sostenibili che rispettano la responsabilità sociale nei confronti dei Paesi terzi.
Poi chiediamo ai nostri amministratori e a chi produce alimenti e servizi di misurare l’acqua che usa. Attenzione, non è questione di contatore o meglio, non è solo quello. Esiste un parametro che prende il nome di impronta idrica (water footprint) che ci permette di quantificare l’acqua, ma stiamo attenti ad utilizzare solo l’impronta idrica grigia ed azzurra altrimenti potremo mangiare solo l’erba come promuovono alcune aziende che speculano per motivi commerciali su questo dato.
Poi chiediamo prodotti sostenibili che prevedano in modo trasparente l’uso responsabile dell’acqua (diffidiamo di chi proclama di essere biologico, naturalista, salvatore del mondo, ma non misura).
Siamo tutti in apnea, per questo non ci rendiamo conto di quanto le variazioni climatiche, la volatilità dei prezzi e dei mercati, le guerre e la geopolitica stiano mutando il panorama internazionale rendendo necessario affrontare la gestione sostenibile di questa risorsa in modo concreto e operativo.
* direttore centro di Ricerca Opera - Università Cattolica del Sacro Cuore – campus di Piacenza