La dottoressa Linda Arata, della Scuola per il Sistema agroalimentare della Cattolica di Piacenza, si è aggiudicata il premio nazionale promosso dall'Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (Aissa), per la migliore tesi di dottorato di ricerca.
Linda Arata ha frequentato il Double Degree della laurea magistrale in Economia del Sistema Agrolimentare alla Smea dell'Università Cattolica di Piacenza-Cremona, conseguendo, oltre alla laurea, il Master of Science in Economics and Consumer Studies alla Wageningen University (Olanda). Ha poi conseguito il Dottorato di ricerca in Economia Agro-alimentare presso la Scuola di dottorato Agrisystem dell’Università Cattolica di Piacenza, dal quale si è sviluppata la tesi di dottorato premiata come la migliore a livello nazionale discussa nell’ambito scientifico-disciplinare Economia Agraria.
Il terreno di sviluppo della tesi di dottorato di Linda è stata la crescente integrazione degli aspetti ambientali negli strumenti di politica agricola in Unione Europea e l'esplosione della volatilità dei prezzi sui mercati agricoli.
La tesi, dal titolo "The Role of EU Agri-environmental Programmes: a Farm Level Analysis by Propensity Score Matching and by Positive Mathematical Programming Incorporating Risk", si è posta un duplice obiettivo.
«Il primo ha riguardato l'analisi degli effetti che i contratti agro-ambientali in agricoltura hanno avuto su alcune scelte produttive e sulle performance economiche degli agricoltori aderenti ai contratti in cinque Paesi Membri dell'Unione Europea (Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Italia). I contratti agro-ambientali sono una misura della Politica Agricola Comunitaria (PAC) che l'agricoltore può sottoscrivere volontariamente impegnandosi, per almeno 5 anni, in pratiche agricole favorevoli all'ambiente e ricevendo un pagamento per tali pratiche» spiega Linda.
«I risultati hanno evidenziato una grande disomogeneità dell'impatto e dell'efficacia dei contratti tra i Paesi, così come decisa è la differenza negli effetti sul reddito ed evidente la necessità di rivedere i pagamenti agro-ambientali in alcuni Paesi. Ad esempio, i risultati evidenziano come in Spagna i pagamenti corrisposti agli agricoltori che hanno aderito a tali contratti non sono stati sufficienti a contenere la forte riduzione del reddito per ettaro degli aderenti; questa riduzione non è invece stata sottolineata negli altri Paesi considerati. Inoltre sempre in Spagna le misure agro-ambientali sono risultate inefficaci nel promuovere pratiche agricole sostenibili per l'ambiente. In Italia l'adesione è stata efficace soprattutto nel ridurre l' impiego di fertilizzanti e prodotti fitosanitari per ettaro e nella diversificazione colturale».
Il secondo obiettivo è stato indirizzato a costruire un modello di scelta produttiva dell'agricoltore, prestando particolare attenzione al rischio di prezzo. «Il modello di programmazione matematica elaborato consiste nella massimizzazione dell'utilità del singolo agricoltore soggetta a vincoli relativi alle risorse (terra, lavoro). Una volta stimato e calibrato sui dati osservati nell'anno base, il modello è stato impiegato per simulare diversi scenari di volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e così indagare la reazione di un campione di aziende rappresentative di ciascuna provincia dell'Emilia-Romagna in relazione all'adesione ai contratti agro-ambientali» aggiunge Linda Arata.
«L'esito delle simulazioni porta a considerare questi contratti sotto una nuova luce, come potenziale strumento per ridurre il rischio di reddito agricolo quando la volatilità dei prezzi agricoli è alta» conclude. «Infatti quando la volatilità raggiunge valori elevati, i contratti agro-ambientali rappresentano una fonte di reddito per ettaro certa (il pagamento agro-ambientale) non soggetta alle fluttuazioni del mercato. I risultati delle simulazioni, infatti, mostrano che un aumento dell' imprevedibilità dei prezzi, fa aumentare la quota di terra aziendale soggetta a misure agro-ambientali».