Cento soluzioni condivise per un piano di adattamento prototipo climatico sul Lago di Garda. Sono quelle prodotte dalla ricerca CLIC-PLAN for Future, condotta dal 2017 al 2019 da un’équipe di ricerca interdisciplinare dell’Alta scuola per l’ambiente (ASA), diretta dal professor Pierluigi Malavasi.

Entrare nei territori, affiancare la cittadinanza, analizzare insieme i problemi tangibili e valorizzare le competenze e le sensibilità locali sono stati gli obiettivi del progetto realizzato dall’Università Cattolica, che ha delineato un prototipo di piano di adattamento partecipato. 
Per tre anni un’equipe di ricerca interdisciplinare ha indagato gli impatti fisici e socio-ambientali del global warming osservati localmente nei comuni di Desenzano, Manerba, Tremosine e Tignale: ad esempio le “lagheggiate”, i problemi sanitari, gli incendi e la scarsità idrica. 
Coinvolgendo oltre mille persone, la ricerca ha analizzato la percezione del rischio riguardo ai cambiamenti climatici e la disponibilità dei cittadini a un impegno economico per un utilizzo consapevole del suolo. 

Cento soluzioni condivise sono state individuate per affrontare la sfida dell’adattamento climatico sul bacino bresciano del Lago di Garda. Si tratta di soluzioni per rendere anche l’attività turistica resiliente: irrigazioni efficienti, più aree verdi, raccolta dell’acqua piovana, corridoi ecologici, indoor turistico e turismo rurale. 

Se, come evidenzia l'indagine, il problema del cambiamento climatico è riconosciuto nella sua influenza antropica ed esiste una preoccupazione per le sue conseguenze, la chiave di volta per costruire un piano di adattamento verso il futuro è scriverlo insieme, facendo leva sulla conoscenza, sulla formazione e sul senso di appartenenza della comunità al proprio ambiente di vita. 

Sono stati attivati vari processi partecipativi nei Comuni coinvolti per presentare e analizzare la questione dell’adattamento al cambiamento climatico e per individuare soluzioni applicabili a vantaggio di approcci localmente fondati. Fra i rischi percepiti ci sono quelli dell’abbassamento del livello del lago con conseguenti limiti per la navigazione, scarsità idrica, esondazioni di torrenti, danni al porto per lagheggiate, rischi sanitari, aumento di alghe orticarie e perdita della biodiversità, danni in agricoltura e allevamento, variazione stagione turistica.

Da un questionario somministrato a un campione di 500 partecipanti è emersa chiaramente la percezione dell’esistenza del cambiamento climatico. Un’ampia maggioranza ha attribuito il cambiamento climatico principalmente (44,2%) o interamente (13,2%) all’attività umana.  
Inoltre, i partecipanti considerano il consumo di suolo un rischio piuttosto rilevante. 

Il processo partecipato con la cittadinanza dei comuni lacuali ha permesso di delineare soluzioni bottom-up di adattamento climatico rispetto agli impatti osservati localmente e rilevati nei focus group. È stato scelto metodologicamente di lavorare per l’individuazione di softsolution, definendole alla cittadinanza come soluzioni non eccessivamente onerose dal punto di vista economico (<10.000 Euro), realmente realizzabili e duplicabili. 

Alcune tra le 43 soft solution ipotizzate dalla cittadinanza

Tenere in ordine le coste scoperte per contrastare il degrado paesaggistico, migliorare i metodi di irrigazione, ad esempio usando quelli a goccia, cisterne per la raccolta e riutilizzo delle acque domestiche, educare al non spreco di acqua nelle scuole, manutenzione degli alvei e dei torrenti e dei fossi, educare a buone pratiche sull’utilizzo energetico. Per quanto riguarda il turismo, maggior valorizzazione dell’entroterra. 

Queste soluzioni vogliono essere dei suggerimenti utili all’avvio di un dibattito fra i decisori politici e i soggetti coinvolti nella governance dei cambiamenti climatici. Le soluzioni individuate dai gruppi di lavoro sono state presentate alla cittadinanza attraverso incontri di sensibilizzazione, nei quali è stato chiesto ai partecipanti di votare le priorità di intervento per il proprio comune di residenza.

Accompagnare le comunità verso un piano di adattamento non può prescindere inoltre dall’educare le persone ad un engagement per essere agenti sociali significativi e portatori di capacità nell’individuare multiformi strade di adattamento. Il percorso intrapreso con le comunità locali attraverso il progetto Clic-plan ha portato all’evidenza la significatività di costruire luoghi di dialogo e di scambio inclusivi rispetto al tema, in cui le persone di un territorio siano legittimate a portare le proprie competenze e a ridistribuire le proprie conoscenze. Il processo di costruzione di un piano di adattamento deve porsi quindi innanzitutto in una posizione di ascolto del valore conoscitivo di una comunità. È un primo passo che autorizza il protagonismo della comunità, evitando la deriva della delega a terzi - in special modo alle amministrazioni pubbliche o agli scienziati - tipica di tematiche di salvaguardia.
La ricerca ha messo in evidenza l’importanza di considerare l’educazione tra le misure di soft solution da inserire nei piani di adattamento.