Dallo stage all’azienda senza soluzione di continuità. Per Federico Felippone (nella foto in alto), da poco diplomato al master Asag in Gestione e sviluppo delle persone nelle organizzazioni: gli strumenti di intervento della psicologia del lavoro, subito dopo la sua esperienza di stagista, si sono aperte le porte dell’area Hr di Sas, multinazionale leader negli analytics. Attraverso software e servizi di business intelligence e data management, Sas, con oltre 75.000 installazioni in tutto il mondo, aiuta le aziende a migliorare le performance e prendere decisioni migliori in tempi brevi.

Grazie allo stage previsto dal master per Federico è arrivata dunque un’importante opportunità professionale.

«Mi occupo di Learning and Development, cioè lavoro per progettare, insieme alla comunità manageriale, percorsi di apprendimento e sviluppo, al fine di rendere Sas un luogo di crescita continua sia professionale sia personale» racconta. «Grande rilevanza viene posta infatti sulla formazione soft: è proprio il continuo investimento sulla persona nel suo complesso che permette di creare le premesse per spendere ed esprimere pienamente la propria professionalità che, nel nostro campo, spesso dipende da solide basi e continuo aggiornamento per quanto riguarda le conoscenze più hard/tecniche».

Una sfida importante. «Sì. Anzi, credo che la strada da seguire anche per il futuro sia quella che ci vede impegnati oggi: fare in modo che l'Hr diventi sempre più partner strategico rispetto ai bisogni dell'azienda, superando la vecchia concezione di allocatore di risorse ma diventando promotore di strategie per allineare i bisogni organizzativi con le caratteristiche delle persone che ne fanno parte; in questo percorso senza dubbio un ruolo importante vede coinvolta l'attività di formazione e sviluppo».

Cosa hai portato “di tuo” in aggiunta al valore della formazione e delle competenze acquisite? «Di mio ho sicuramente portato una grande passione per questo lavoro, la voglia di mettermi in gioco come neo-professionista e di mettere in gioco il bagaglio di competenze teoriche derivante dal periodo di studi all'interno di contesti reali. Posso dire con sicurezza che un periodo di "gavetta" può essere un tempo di grande apprendimento, soddisfazione e crescita. Credo che una delle strategie che porta più gratificazione parte dall'entrare in un'organizzazione con rispetto ma senza paura e timore, con curiosità e voglia di fare».

Qual è la chiave, secondo te, per accedere al mondo del lavoro per un giovane in Italia? È possibile puntare ancora sulle proprie attitudini e passioni? «Bisogna partire senza dubbio dalle proprie passioni, anche se pensiero negativo e pessimismo sono sempre dietro l'angolo. Noi giovani abbiamo un vantaggio competitivo fortissimo da offrire alle aziende: la freschezza, la voglia di fare e l'accettare di rischiare per inseguire una passione; non sfruttare questo vantaggio e lasciarci scoraggiare sarebbe più che un errore, un vero peccato. Come dice l’aforisma di Confucio: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”.