Un filosofo dal pensiero rivoluzionario e moderno. Eppure visse cinque secoli fa.

Ci troviamo a cavallo tra il periodo tardo-rinascimentale e il periodo barocco: l’Europa è devastata da epidemie e guerre e in particolare dall’anno 1618 con l’inizio della guerra dei trent’anni. Proprio la guerra è una delle tematiche principali di cui si occupa Huig de Groot. Quello che a scuola abbiamo imparato a chiamare con il nome di Grozio.

Nel 1625 pubblicò la sua opera più importante, “De juri belli ac pacis”, di cui ha parlato lo scorso uno marzo il professore fra’ Fausto Arici nella conferenza “Diritto della pace e della guerra”, promossa nella sede di Brescia della facoltà di Scienze politiche e sociali.

Nel trattato del 1625 Grozio denuncia la guerra come un fattore antinaturale poiché può essere considerata giusta solo se è vista come ultima opzione o se serve a punire lo Stato che abbia violato i patti, fallito ogni tentativo di conciliazione. Sono infatti i trattati che devono regolare i rapporti tra stati, così come detta la ragione che è universale e si basa sul diritto naturale.

A differenza del pensiero di Tommaso d’Aquino, secondo cui tra l’uomo e Dio esiste un rapporto ineludibile e la natura non ha quasi alcun ruolo, Grozio, tramite il suo pensiero razionalista e laico, toglie qualsiasi fondamento divino o ispirazione biblica alla legge, che non era legittima se contraddiceva quella di Dio.

Grozio supera questo approccio teocentrico e afferma che le norme dettate dalla ragione sono valide a prescindere dall’esistenza di Dio.

L’uomo nella sua primitiva condizione anteriore a ogni forma di organizzazione civile non aveva alcuna garanzia che i suoi diritti naturali venissero rispettati: da una fase di comunione di beni l’uomo passò a una fase di possesso che lo portò ad essere egoista. Grazie ai patti e alla costruzione di una società basata su regole gli uomini stabiliscono di creare una società basata sulla politica che si sottomette alle autorità.

Per il Giusnaturalismo non esistono solo le leggi di chi comanda ma esistono le leggi naturali non scritte che sono superiori alle leggi di un sovrano. Anche il principe è tenuto a rispettare le leggi naturali. Se non le rispetta il popolo ha un diritto di resistenza ai voleri del principe stesso.

Le leggi di un’autorità non dovrebbero mai contrastare con il diritto naturale ovvero quello che i greci un tempo chiamavano “agrafoi nomoi” (leggi non scritte). L’importanza di Grozio sta nell’avere fondato i principi di un diritto laico. Più che la carità, concetto e valore cristiano, è importante il convivere senza prepotenze rispettando le cose altrui e senza causare danni al prossimo: ovvero scegliere il bene dell’altro quando l’altro è più debole di te.

La “religione naturale” di Grozio è anch’essa dettata dalla ragione, che individua il bene, il male, quello che è giusto e quello che è sbagliato.

Il pensatore olandese, dunque, rimane nella storia della filosofia e della politica un alfiere della tolleranza: condannato lui stesso al carcere a vita per essersi professato arminiano ed evaso, trovò in questa cruda esperienza le motivazioni e la spinta ideale per scrivere le sue opere e diventare una vera e propria icona della libertà individuale e fonte di ispirazione per altri sostenitori del giusnaturalismo.