Dedicata ai linguaggi dell’innovazione nell’Archivio Cerratelli, la mostra di costumi di scena è aperta fino al 19 aprile in via Nirone 15. Da De Chirico a Casorati, da Guttuso a Luzzati, da Maccari a Benois e Cagli gli artisti hanno “vestito” personaggi di opere teatrali.

Avvicinarsi al prezioso patrimonio di figurini di grandi artisti, che arti e mestieri della Casa d’arte Cerratelli hanno saputo trasformare in costumi di altissimo pregio, è l’obiettivo della mostra “I costumi degli artisti. Linguaggi dell’innovazione nell’Archivio Cerratelli”. Allestita in via Nirone 15 a Milano, l’esposizione è aperta fino al 19 aprile da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18.  

Promossa dalla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, dall’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche (Otpl) dell’Università Cattolica in collaborazione con la Fondazione Cerratelli, la mostra propone un percorso culturale inedito tra arti e spettacolo, linguaggi e terminologie. Il costume di scena prende vita nell’integralità della sua documentazione storico-artistica, nella sua verità sartoriale e nella bellezza visuale e scenica.

Bozzetti e figurini sembrano sagome animate, forme espressive originali, grandi capolavori che sono stati trasformati in costumi di scena per personaggi di melodrammi e commedie rappresentanti la maestria dei loro grandi ideatori.

Giorgio De Chirico per I Puritani di Vincenzo Bellini (in scena nel 1933, ripresa nel 1989); Felice Casorati per La Vestale di Gaspare Spontini (rappresentazione del 1933) e per Didone e Enea di Henry Purcell (inscena nel 1940); Renato Guttuso per La Giara di Alfredo Casella (in scena nel 1957); Mino Maccari per Il Naso di Dmitrij Dmitrievic Sostakovic (in scena nel 1964) e per Il Giasone di Francesco Cavalli (in scena nel 1972); Nicola Benois per Sheherazade di Nikolaj Rimskij-Korsakov (in scena nel 1971); Emanuele Luzzati per Le Rossignol di Igor Stravinskij (rappresentazione del 1968); Corrado Cagli per Indianische Fantasie di Ferruccio Busoni (rappresentazione del 1971) e Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini (in scena nel 1974).

La mostra è il terzo appuntamento culturale che si tiene all’interno del più ampio progetto dell’Otpl, in collaborazione con la Fondazione Cerratelli, “La terminologia del costume” che offre la possibilità di definire il costume con accuratezza e di cogliere gli aspetti narrativi principali per favorire il percorso che porta dal termine al manufatto e dal manufatto al più ampio contesto artistico e culturale.