È molto significativo il titolo scelto da lei per il post su Facebook “A supporto delle famiglie”. Così come tutto il resto del post in cui Noemi Fiumanò, 24 anni di Novara, educatrice, iscritta alla magistrale in Consulenza pedagogica per la disabilità e la marginalità della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica, in questi tristi giorni di emergenza sanitaria, ha deciso di dedicare parte del suo tempo ai bambini e alle famiglie offrendosi gratuitamente come babysitter. «Da anni lavoro come educatrice-terapista domiciliare per famiglie con figli con diagnosi di disturbo dello spettro autistico. In questo delicato momento molti genitori sono costretti a tenere i figli a casa da scuola senza però potersi assentare dal lavoro o permettersi una babysitter. Per questo, avendo sempre lavorato in ambito di fragilità sociale ed essendo sensibile a queste tematiche, ho deciso di prestare gratuitamente la mia professionalità e disponibilità di tempo a quelle famiglie». Noemi in poche ore ha ricevuto oltre 200 richieste e il suo post ha registrato oltre 10.000 condivisioni.

A fronte di un riscontro così forte Noemi confessa che non è stato facile decidere. «Ho ascoltato le loro storie e ho dato la priorità alle famiglie con le situazioni più difficili. Sono venuta a contatto con genitori di figli disabili che affrontano, quotidianamente, enormi sacrifici e che non ricevono aiuti adeguati dallo Stato».

Fra le tante storie famigliari, quella a cui Noemi ha subito risposto di sì è la richiesta di una mamma che fa l’infermiera in un reparto di terapia intensiva e che ultimamente, visto la grave crisi sanitaria in atto, lavora senza sosta. «Ha tre figli e il più piccolo è affetto dalla sindrome di SMA, una malattia neuromuscolare degenerativa. Questa mamma mi ha contattata chiedendomi di stare con il piccolo giusto il tempo che le serve per riposare dopo i turni di notte». Dallo scorso 9 marzo, oltre a questo nucleo famigliare, Noemi dedica il suo tempo e offre la sua professionalità anche ad altre due famiglie che hanno bambini con la sindrome di down e disturbi dell’apprendimento.

Dallo scorso 9 marzo Noemi ha quindi deciso che il suo tempo “sospeso” della quarantena non fosse un tempo di ore vuote, ma fosse un tempo “utile” in grado di mettere in atto un circolo virtuoso di solidarietà sociale. Un tempo in cui potesse mettere a disposizione degli altri la competenza acquisita con la sua formazione, una laurea in Scienze dell’educazione, e una specializzazione in corso in Università Cattolica dove, come ci ha raccontato, ha trovato professori come Luigi D’Alonzo, docente di Pedagogia speciale e delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità e DSA, e Vittore Giuseppe Mariani, docente di Metodologia della gestione integrata del gruppo, che proprio con i loro insegnamenti e «per il loro approccio con il singolo studente» le hanno insegnato il valore del «lavoro a servizio degli altri». Anche la piena convinzione di Noemi che «gratuità non è sinonimo di improvvisazione» e che «nel fare volontariato non si perde la competenza specifica che puoi avere solo se hai avuto una determinata formazione» rileva il valore di una formazione che mette al centro la persona, come quella portata avanti dalla facoltà di Scienze della formazione primaria dell’Università Cattolica.

In questo periodo la studentessa avrebbe dovuto svolgere il suo tirocinio curriculare presso la Fondazione Somaschi di Milano, una struttura di accoglienza e aiuto alle persone più vulnerabili, ma la crisi sanitaria per il diffondersi del coronavirus ha bloccato e rinviato tutto. Anche in questo caso Noemi dimostra pienamente la sua formazione e vocazione di “educatrice” spiegandoci come «questa pandemia dovrebbe essere occasione di riflessione, non solo sulle nostre paure, ma anche sulle fragilità degli altri. Inoltre fare qualcosa per chi ha bisogno, senza chiedere nulla in cambio, fa sentire bene».

Dopo il traguardo della laurea in Cattolica, prevista tra dicembre di quest’anno e febbraio 2021, Noemi il suo futuro professionale lo immagina da pedagogista in una struttura residenziale per minori dove continuerà a mettere in pratica i suoi studi e «a mettersi a disposizione, facendo qualcosa di utile per gli altri e appagante e stimolante per se stessa».

La testimonianza di Noemi, che in un periodo particolarmente difficile ha riorganizzato le proprie giornate con un progetto di sostegno per famiglie in difficoltà, sarà senz’altro un’altra bella storia che troverà spazio sul prossimo numero di Presenza, dove uno speciale coronavirus racconterà come la vita accademica e studentesca dell’Università Cattolica è cambiata, adattandosi per far fronte alle problematiche e all’esigenze esterne, ma non si mai è fermata per un solo giorno.