di Angela Roberto *
Il Ghana è il paese più ricco dei suoi vicini ma la povertà è tangibile. Quello che mi ha colpito di più all’arrivo è stata la quantità di gente che cammina per strada portando sulla testa bevande, cibo, vestiti e qualunque oggetto vendibile. La gente che fa questo tipo di lavoro varia: ci sono bambini, anche di cinque o sei anni, gente adulta, donne incinte. I venditori di strada camminano tra le macchine, inalando lo smog di migliaia di vetture e sono costretti a farlo al sole con il caldo cocente. Guardando questa scena subito penso che tutti abbiano il diritto di vivere dignitosamente, magari viaggiando e sperando in un futuro migliore.
Piano piano ci siamo addentrati nel fenomeno della migrazione. Io e Andrea, il mio compagno di Charity Work Program, abbiamo aiutato nella campagna di sensibilizzazione in Brong Ahafo Region (la parte con il più alto tasso di migrazione verso l’Europa), incontrando personalità del luogo e parlando direttamente con la gente del posto.
Addentrarsi così a fondo nel fenomeno migratorio mi ha permesso di guardare la realtà attuale con occhi diversi, con un’empatia maggiore nei confronti di chi non ha avuto la possibilità di nascere nella parte del mondo in cui muoversi liberamente per viaggiare o cercare lavoro è la normalità.
Non nascondo che la prima reazione che ho provato è stato un forte senso di colpa perché io, a differenza della maggior parte delle persone che ho incontrato in Ghana, posso spostarmi, non ho bisogno di mostrare a nessuno quanti soldi ho nel conto in banca, non ho bisogno di completare questionari sapendo che probabilmente fallirò nel ricevere anche solo il visto per turismo. Il senso di colpa, però, si è trasformato in riflessione e azione. Il Vis e i Salesiani stanno dando possibilità a ragazzi che non avevano più speranza nel loro futuro e io, nel mio piccolo, ho contribuito a questa immensa azione.
Non è stato facile accettare la realtà di questo Paese perché le sue contraddizioni mi sono sembrate tante volte inaccettabili, ma allo stesso tempo mi sono stupita di come, una volta entrata nella mentalità ghanese, tutto risulti più naturale.
Ringrazio l’Università Cattolica per questa grande opportunità che mi è stata concessa, per aver aperto una porta sul mio futuro. Ringrazio il Ghana per la ricchezza che mi ha regalato, ho imparato a non avere fretta, a non innervosirmi mai, soprattutto se il traffico ti lascia fermo per ore e ore.
Ringrazio il Ghana e i Salesiani per avermi fatta sentire a casa. Ringrazio Andrea per aver condiviso con me questa avventura, gli errori e le conquiste del nostro tirocinio. E ringrazio Gianpaolo, il nostro capo progetto, per avermi fatto capire che la strada che ho intrapreso è quella giusta e questo è solo l’inizio di mille racconti.
* 25 anni, di Milano, studentessa del secondo anno di laurea magistrale, facoltà di Scienze politiche e sociali