di monsignor Claudio Giuliodori *

Una prima eloquente azione di Dio nella storia dei nostri giorni non possiamo non riconoscerla nei recenti incontri di papa Francesco con il mondo islamico prima ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, e di recente in Marocco. Si tratta di due eventi che si vanno ad aggiungere ai tanti momenti di dialogo e confronto già avviati negli ultimi anni - tra tutti i viaggi in Egitto e Turchia - e che ora assumono la valenza di un vero e proprio passaggio epocale, nella memoria di quanto San Francesco fece in modo profetico già otto secoli fa. 

Dentro una storia che ci consegna secoli di travagliato rapporto tra cristianesimo e mondo islamico sembra farsi largo una diversa prospettiva che antepone decisamente l’ascolto reciproco alla chiusura, il dialogo al pregiudizio, la fiducia alla diffidenza. Mentre non sono del tutto dissolte le nubi funeste del terrorismo di matrice islamica e l’uso strumentale e distorto della religione, quanto sottoscritto da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahamad Al-Tayyip, costituisce uno straordinario segnale di passaggio dalla morte alla vita per l’intera umanità di cui possono beneficiare le religioni, le culture, i popoli. Quello tracciato con il Documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” è certamente un orizzonte luminoso, carico di attese e ricco di impegni. 

Siamo consapevoli però di quanto sia delicato e fragile il terreno su cui è posto questo seme di speranza. È compito anche delle istituzioni formative come la nostra far sì che questo germoglio sia coltivato, protetto e fatto crescere come espressamente richiesto: «Al-Azhar e la Chiesa Cattolica domandano che questo Documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione, al fine di contribuire a creare nuove generazioni che portino il bene e la pace e difendano ovunque il diritto degli oppressi e degli ultimi». Lascio a ciascuno di noi e ai nostri organismi accademici la responsabilità di tradurre questo “inequivocabile agire” concreto di Dio nella nostra storia odierna in percorsi praticabili che vadano ad arricchire e incentivare ciò che per altro già si fa in termini di studio, di ricerca, di dialogo culturale, amicizia e reciproca conoscenza.

[…] Mi sembra di cogliere un altro segno dell’agire di Dio che tra mille difficoltà del tempo presente sembra trovare nei giovani gli interpreti più coraggiosi e innovativi per scuotere il mondo intero di fronte all’inerzia con cui si assiste al progressivo degrado della “casa comune”, come l’ha definita Papa Francesco nella Laudato si’. Già a Panama nel gennaio scorso, in occasione della GMG, si era vista una significativa mobilitazione dei giovani a difesa dell’ambiente, spronati anche da Papa Francesco che li aveva invitati a non rimanere spettatori e a farsi sentire. E i giovani di tutto il mondo si sono fatti sentire con una mobilitazione pacifica e incisiva per chiedere un profondo rinnovamento politico e culturale che ponga al centro la sostenibilità e la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, già gravemente pregiudicati da scelte e stili di vita che sembrano condurre in modo incosciente verso il collasso del pianeta.

Ci invita a interpretare il tempo presente con questo sguardo e ad agire con determinazione per una rigenerazione della società e dell’ambiente anche la prima lettura, tratta dal profeta Isaia, quando afferma: «Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l'eredità devastata, per dire ai prigionieri: “Uscite”, e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”». Sappiamo bene che la prima ecologia è quella umana. Solo se si ricostruiranno condizioni di equità e di giustizia con percorsi di condivisione e solidarietà a livello interpersonale, sociale e internazionale, sarà possibile non solo sognare ma costruire concretamente un mondo migliore e abitabile per tutti, senza esclusioni e discriminazioni. Anche in questo campo dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente il nostro Ateneo vanta attenzioni e impegni progettuali di primaria importanza che ci fanno sentire ancor più coinvolti con i giovani nel renderci interpreti di un agire che, in sintonia con quello divino, ci sproni ad essere sempre più amanti e custodi del Creato.

Se a volte gli scenari sembrano tenebrosi e ci assale un senso di impotenza, dall’incontro con il Signore nello splendore della luce pasquale, a cui volgiamo con fiducia lo sguardo, non può che giungere a tutti noi un messaggio di speranza e di conforto che rafforza il nostro agire con e per il Signore.

* Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Quelli pubblicati sono alcuni passaggi dell’omelia pronunciata in occasione della messa in preparazione alla Pasqua nell’aula magna di largo Gemelli. Il testo integrale