“Abbiate cura del popolo e difendete la sua anima perché questo popolo porta Dio nel cuore”. È quanto scrive Dostoevskij nei Fratelli Karamazov ed è ciò che si può cogliere anche oggi visitando la Russia che sta faticosamente rinascendo dopo la drammatica esperienza dei settanta anni di totalitarismo comunista. 

Di fronte a questo scenario complesso, e allo stesso tempo affascinante, si sono trovati anche i 70 partecipanti al viaggio culturale e spirituale in Russia promosso dal Centro pastorale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che si è svolto dal 23 al 31 agosto. 

Docenti e dirigenti dell’Ateneo, con i loro familiari, accompagnati dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori e guidati da monsignor Francesco Braschi, docente di Teologia, direttore della Classe di Slavistica dell’Ambrosiana e presidente di Russia Cristiana, hanno potuto vedere le bellezze della Russia e vivere importanti momenti di confronto con esponenti del mondo culturale e spirituale. 

Monsignor Fracescco Braschi, l'arcivescovo cattolico di mosca monsignor Paolo Pezzi e monsignor Claudio GiuliodoriTra questi incontri sono risultati particolarmente significativi quelli con l’esperienza spirituale e culturale avviata da P. Aleksandr Men’ (1935-1990), con P. Georgij Orekhanov, vice rettore dell’Università Ortodossa San Thicon a Mosca, con cui è attiva una consolidata collaborazione da oltre dieci anni, con l’Igumeno Dionysij Schlenov, bibliotecario dell'Accademia Teologica Moscovita, presso il Monastero di San Sergio, e infine con monsignor Paolo Pezzi, Arcivescovo Cattolico della Diocesi della Madre di Dio (al centro della foto, tra monsignor Francesco Braschi e monsignor Claudio Giuliodori)

Oltre ai luoghi di grande interesse culturale, storico e artistico visitati a San Pietroburgo, a Mosca assieme e in alcuni dei più importanti monasteri dell’Anello d’Oro, particolarmente toccante è stata la visita al memoriale del Poligono di tiro di Butovo, nella periferia di Mosca, dove tra il 1937 e il 1938 furono fucilate e sepolte in fosse comuni oltre 20.000 persone, tra cui sette vescovi e circa 700 tra parroci e monaci. Il viaggio è stato arricchito da celebrazioni e da momenti di confronto culturale e spirituale che hanno consentito anche un fruttuoso scambio di esperienze tra i partecipanti.