Ponte-fici. Bisogna costruire ponti, nei periodi che seguono le crisi: d’aria, di vetro, di umanità, di idee. La paura che accomuna sembra svanire e tornano nuove e antiche divisioni: sul passato non possiamo più, sul futuro sì.

Sabato 27. Un ponte di solidarietà e collaborazione: dopo quarant’anni a Ustica ottantuno anime cercano giustizia e verità. La Scuola cerca spazi, in tutti i sensi: l’edilizia risorge, la necessità crea forme educative. La Politica deve costruirli per vocazione e in questa fase i ponti sono di complessa architettura. L’America è malata, New York è blindata: salutiamo Milton che ce la rese simpatica.

Domenica 28. Più di dieci milioni: per il virus i ponti siamo noi e in alcuni Paesi i casi stanno esplodendo. La Francia è di nuovo al voto, dopo il primo turno due giorni prima del lockdown: in tre mesi tutto è cambiato. La pace è un bene comune, come un vaccino, e l’uguaglianza stavolta è una sfida senza appello. Lo sa bene il Pontefice in Spirito e lettera, che costruisce ponti concreti: serve “una nuova era di solidarietà”.

Lunedì 29. Sulla via di Damasco oggi si arriva a Roma: un pescatore e un fariseo hanno unito le rive e annullato le distanze. Le urne francesi hanno un tono nazionale: nelle città vince l’ecologia, ma i messaggi elettorali hanno più destinatari. I mercati europei guardano il lato positivo, quelli asiatici non possono: i numeri dei listini sono ancora inversi ai contagi. Sulla via di Damasco si attende una conferenza di pace: la pandemia ha reso tutto più tragico, è tempo di costruire i ponti più grandi. Quelli già ricostruiti le tragedie le ricordano.

Martedì 30. Tra un focolaio e l’altro in Cina la sicurezza è legge: nell’ex colonia di Hong Kong autonomia controllata, ingerenze esterne quasi nulle. In Europa è la vigilia di Angela Merkel: domani diventa Presidente dell’Unione, nei mesi in cui l’Unione si gioca il futuro. Che è sempre più un’ipotesi: chiudono gli Stati e chiudono i teatri, corpo e anima in stand-by. Intanto, Covid lascia segni, visibili e invisibili: anche i ponti della memoria saranno importanti, ai comunicatori quelli verso il futuro.

Mercoledì 1. Un miliardo di dollari dalla polizia ai servizi sociali: New York taglia fondi e organici, dalla strada alla politica il passo è breve. La politica continentale deve rilanciarsi: il “post Covid” è un’occasione, nelle crisi le scelte. Il mondo è dei Social, la rivoluzione digitale è il ponte più leggero e veloce: lo abbiamo visto in emergenza, lo vedremo sempre di più. E mentre negli USA i contagi aumentano e si annullano i comizi, l’America è sempre in strada, ma ora i colori stanno dalla stessa parte: qualche ponte non crollerà.

Giovedì 2. Gli ospedali del Texas sono pieni, la California è quasi chiusa, il Presidente cambia idea: forse le mascherine servono, si avvicina la convention di Jacksonville. Mentre Patrick attende una grazia, i ponti diplomatici sono ardui e la giustizia per Giulio è lontana. Altrettanto complicati quelli finanziari, a fondo perduto ogni compromesso è difficile: Europa unita, ma per alcuni a condizioni di prestito. Quale migliore svago in sicurezza di un libro all’aperto? I festival tornano a far nascere le attese: leggere è partire senza il peso dei bagagli.

Venerdì 3. Sul ponte di Verrazzano i giorni sono ancora difficili, in Israele si adottano nuove misure: il virus è ancora qui e colpisce. Altrove si racconta, per non dimenticare: cartoline d’autore, la comunicazione è istantanea. Altrove si riparte, o almeno ci si prova, per superare una crisi, avendo imparato. Per arrivare agli altri: il ponte necessario.