di Giulia Giovanelli *

“Hilando Culturas” è il progetto a cui ho partecipato grazie al mio Charity Work Program in Bolivia. “Tessendo culture” è attivo dal 2013 in Bolivia e Perù grazie all’Ong italiana ProgettoMondo Mlal che collabora in loco con l’organizzazione inglese Soluciones Practicas, con la rete locale Red Oepaic e gode del sostegno finanziario dell’Unione Europea.

Il progetto ha lo scopo di sostenere le produzioni artigianali tessili tradizionali con il fine di creare un reddito stabile per i produttori locali. Gli obiettivi sono il recupero e la valorizzazione dell’arte tessile andina, il rafforzamento tecnico-professionale degli artisti e degli artigiani e la promozione di uno sviluppo sostenibile delle comunità degli altipiani.

Coniugare i tratti identitari della cultura andina e allo stesso tempo trovare il proprio posto nel panorama internazionale sembra cosa facile, ma non lo è. In questi anni, infatti, ProgettoMondo Mlal ha analizzato le principali problematiche del territorio, quali la perdita progressiva dei saperi internazionali, le carenze tecnico-produttive, la mancanza di attenzione alla qualità dei prodotti, la difficoltà di accesso ai mercati nazionali e internazionali e l’assenza di coordinamento tra pubblico e privato. A fronte di tale situazione l’Ong ha deciso di impegnarsi nella rivalutazione dell’arte tessile tradizionale, nel rafforzamento delle capacità tecnico-professionali, nella pianificazione commerciale e nella promozione delle politiche pubbliche.

Dei 1.200 artigiani tessili inclusi nel progetto il 90% sono donne e questo è un dato molto importante. Per anni infatti non è mai stata data la possibilità alle donne di trovare un’occupazione che permettesse loro di contribuire al sostentamento familiare e di portare avanti la tradizione andina ma ora, grazie al progetto Hilando Culturas, ciò è possibile.

Appena arrivate, la nostra tutor Anna, persona meravigliosa, ci ha accolto con grande calore, mettendosi subito a nostra disposizione per qualsiasi dubbio, incertezza, curiosità. Nello specifico ho vissuto la mia esperienza lavorando con Comart, una associazione senza scopi di lucro che lavora con 37 laboratori organizzati di artigiani e artigiane, che partecipano all’organizzazione tramite i propri rappresentanti durante le assemblee, seminari.

Siamo subito state accolte con calore. Da subito ho notato il clima di grande condivisione e fratellanza che regna tra queste persone, elementi che in Italia in alcuni ambiti lavorativi non si percepiscono. La prima settimana ho partecipato a numerose riunioni, perché il progetto è molto ampio e ci sono numerosi passaggi che è utile che vengano compresi fino a fondo. Durante i primi giorni ci hanno inoltre consegnato alcuni libri che trattano specificatamente del progetto; ci hanno lasciato alcune ore libere per leggerli e analizzarli, permettendoci così di sviluppare una visione più ampia rispetto alle attività che fino a quel momento erano state messe in atto e per comprendere quali bisogni rimanevano ancora da soddisfare.

Ho analizzato insieme alla direzione di Comart la situazione, loro hanno voluto raccogliere informazioni su di me, hanno chiesto quale fosse il mio percorso di studi, le mie abilità, i miei interessi, le mie aspettative, tutto questo per comprendere meglio la persona che avevano davanti e per decidere insieme dove potessi rendermi più utile. Fin da subito hanno mostrato grande flessibilità, fiducia e voglia di imparare, di dare, di mettersi in gioco e di farci mettere in gioco.

Dopo un’attenta analisi abbiamo deciso che io mi sarei occupata di tutto ciò che riguarda il settore comunicazione. Per prima cosa ho pensato che, nonostante fosse già stata creata da una precedente volontaria una pagina web dell’attività commerciale, un profilo Facebook sarebbe stato essenziale, ogni negozio lo possiede. I potenziali clienti avrebbero infatti visualizzato prima il profilo Facebook perché molto più a portata di mano e solo dopo avrebbero visualizzato la pagina web.

È sembrato consono e compatibile con il progetto non solo postare foto dei prodotti ma anche descriverli, indicandone le tecniche di lavorazione e la composizione e questo per sottolineare l’importanza della salvaguardia dell’artigianato che permette la tutela del patrimonio culturale, favorisce l’economia del paese e offre possibilità di crescita personale e lavorativa specialmente del genere femminile.

Oltre che per la funzione commerciale è stato deciso di utilizzare il profilo Facebook anche come piattaforma per trasmettere e condividere conoscenza, postando di tanto in tanto notizie sulla storia dei prodotti, sul significato delle rappresentazioni e sull’importanza di salvaguardare la tradizione. È stato anche creato un catalogo che raccoglie tutti i prodotti del negozio, il quale viene periodicamente aggiornato con i nuovi prodotti e la cui consultazione viene resa disponibile al pubblico.

Un ulteriore passo avanti è stato quello di consigliare l’apertura di una pagina Instagram, maggiormente dedicata a scopi commerciali, poiché si sta diffondendo molto velocemente l’utilizzo di questo secondo social, specialmente tra i giovani ma non solo.

Dal punto di vista commerciale un ultimo traguardo è stato quello di iscriversi a un sito web che permette l’esportazione dei prodotti in qualsiasi parte del mondo, attività non presente prima del nostro arrivo, in passato discussa ma mai messa in atto. Ovviamente per intraprendere tale scelta ci siamo dovuti informare con attenzione sui costi di esportazione, il lavoro è stato controllato nei minimi particolari, ma con un grande lavoro di squadra abbiamo ottenuto un buon risultato.

Ho partecipato poi alla preparazione dell’evento in onore dei 20 anni di Comart, momento importante per celebrare i grandi traguardi raggiunti negli anni. La Bolivia è un paese ricco di festività e questo denota quanto per loro sia importante percorrere la strada della modernizzazione, senza però dimenticare il passato. C’è un grande spirito di collaborazione nell’aria, tutti si aiutano a vicenda permettendo così un raggiungimento ottimale di quelli che sono gli obiettivi.

È importante sempre ricordare di essere ospiti e quindi il nostro aiuto è prezioso e ben accetto fino a quando non ci si vuole imporre del tutto. Per questo è stato molto utile l’incontro di preparazione a Verona dove abbiamo appreso aspetti importanti di quella che è la loro cultura, il loro comportamento, le loro usanze, la loro religione.

Desiderio mio e della mia compagna di avventura, Marianna Alcini, era quello di vedere con i nostri occhi il processo di preparazione del prodotto e dopo qualche riunione siamo riuscite ad ottenere questa possibilità. Ci siamo quindi recate in uno dei laboratori situati a El Alto dove siamo state accolte con calore e curiosità. Abbiamo scoperto da dove si ricavano le tinte naturali ed è stato molto curioso vedere che ad esempio con la buccia del mandarino si ottiene un colore simile al famoso color Tiffany, che con il mais si ottiene un color viola chiaro, che con la cipolla si ottiene un color verde intenso e che il color rosso si ricava dal sangue di particolari insetti.

Dopo che l’acqua con dentro la tinta naturale bolle, si inserisce quello che sarà il futuro gomitolo colorato e lo si lascia all’interno della pentola per circa 30 minuti. Superato il tempo stimato, la fibra colorata viene estratta dal contenitore e viene lavata e appesa affinché si possa asciugare, permettendo così al colore di fissarsi. È straordinario vedere con i propri occhi questo processo, pensare che fantasie, anche molto complicate, vengono realizzate a mano, spesso anche senza un disegno predefinito di fronte ai propri occhi.
Gli stessi disegni hanno vari significati e il colore è un elemento molto importante per la Bolivia.

Ci è stato poi affidato il compito di creare il nuovo volantino per tutte le “tiendas”. Superficialmente potrebbe sembrare cosa da poco ma ricavo grossa soddisfazione nel pensare che per due e tre anni in qualche modo noi saremo ancora con loro ogni volta che un cliente deciderà di accettare il flyer e perché no magari acconsentirà di andare a vedere il negozio, perché attratto dalla presentazione cartacea.

Tutte queste esperienze pratiche ci hanno facilitato nella comprensione di cose a noi prima sconosciute, permettendoci così di lavorare nel miglior modo possibile. Esperienza che consiglierei a tutti, sono sicuramente tornata più determinata, più ricca e convinta del percorso di studi che ho intrapreso. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile ciò.

* 25 anni, di Codogno (Lo), iscritta al secondo anno del corso di laurea in Politiche per la Cooperazione internazionale allo Sviluppo, facoltà di Scienze politiche e sociali, campus di Milano

http://milano.unicatt.it/facolta/scienzepolitichesociali