a cura di Paolo Ferrari e Katia Biondi

Sale la tensione in Medioriente dopo l’uccisione da parte degli Stati Uniti del generale iraniano Qassem Soleimani e la minaccia di ritorsioni anche militari da parte dell’Iran. Una reazione che in parte si è già fatta sentire con l’attacco missilistico alle due basi militari americane di Erbil e Al Asad ma che ha messo in campo anche strategie di cyberwar. Quali sono le ragioni che hanno portato all’escalation e come leggere le strategie di politica estera e militare dell’amministrazione Trump? Quale ruolo potrebbe giocare l’Europa per non restare ancora una volta alla finestra a esprimere preoccupazione e a esortare a una riduzione della tensione?

Abbiamo chiesto ad alcuni professori dell’Università Cattolica di spiegare le origini e gli sviluppi della nuova crisi mediorientale e di aiutarci a capire quali strumenti si possono adottare per spegnere la miccia di una situazione esplosiva.

Con Soleimani non muore solo un generale di Andrea Plebani
Con la sua eliminazione salta uno dei pochi punti fermi di un sistema mediorientale sempre più frammentato e destabilizzato. Le insidie per Washington e per i suoi alleati 

Washington, chi c’è dietro la linea dura di Gianluca Pastori
La politica militare del presidente Trump ha trovato finora parecchi sostenitori. Con conseguenze che potrebbero essere pericolose 

Se la guerra si fa cyber di Andrea Locatelli 
La risposta cibernetica dell’Iran all’uccisione del generale Soleimani non si è fatta attendere. C’è da sperare che Washington e Teheran preferiscano confrontarsi nell’ambito virtuale

L’Ue deve uscire dall’irrilevanza di Antonio Zotti
L’Europa deve far pesare la sua forza economica come risorsa strategica potenzialmente rilevante, soprattutto nell’ambito dell’accordo sul nucleare fortemente voluto dall’Unione