di Antonietta Porro *

Smentendo qualche previsione, il ministero ha rispettato anche questa volta l’alternanza costante fra greco e latino nella scelta della seconda prova scritta al classico: dopo il greco di Luciano nel 2014 e quello di Isocrate nel 2016, il pendolo, con inappuntabile regolarità, ha toccato quest’anno di nuovo la parte del greco. 

C’è chi dice che il greco faccia più paura del latino: ma sarà vero? L’impressione è che le battute che gli studenti affidano ai social esprimano più scaramanzia che un timore reale. Già una settimana fa qualcuno profetizzava: «So benissimo che uscirà greco, ma un altarino a Giove per far uscire latino lo preparo comunque #liceoclassico #seialclassico #maturita2018». 

È quasi un dovere dire di aver paura, e dunque è bene non prendere troppo sul serio certe affermazioni. È vero, non tutti i suoi colleghi sottoscriverebbero la dichiarazione d’amore della studentessa che dice: «Più traduco dal greco più me ne innamoro follemente #seialclassico» (eppure ha raccolto 12 like!), ma è altrettanto vero che, se le loro conoscenze linguistiche non sono ridotte proprio a una tabula rasa, le settimane che li separano dalla maturità possono diventare per i giovani classicisti una bella opportunità.

Lasciando da parte dunque considerazioni pur verissime sull’utilità dello studio delle lingue classiche, sulla relazione tra le lingue antiche e quelle moderne, sull’innegabile bellezza della cultura che solo la lingua è in grado di veicolare pienamente, proviamo a lasciare ai maturandi qualche suggerimento per i prossimi mesi.

Innanzitutto, non si parta dal presupposto disfattista e autolesionista che «il greco è troppo difficile per impararlo»: questo è vero solo se per cinque anni non si è fatto nulla o quasi per provarci, e in questo caso affidarsi agli abitanti dell’Olimpo è veramente l’unica soluzione…

Poi, se occorre, non si esiti a riprendere in mano il manuale del biennio, per recuperare qualche forma verbale che ormai sfuma nel vago. 

Ma soprattutto si legga, il più possibile. Il greco è una lingua come le altre, e come le altre si impara attraverso la frequentazione e la familiarità. Purtroppo non si può fare un’immersione totale nella lingua frequentando i parlanti nativi, ma si può mettere in atto un semplice esercizio alternativo: si dedichi ogni giorno – da oggi all’esame – almeno mezz’ora alla lettura di un testo non difficile, magari accompagnandosi con una buona traduzione a fronte per una verifica della propria corretta interpretazione. 

Si scelga un testo narrativo, che possa essere letto per una pagina al giorno senza annoiarsi: i miti greci di Apollodoro, per esempio, o – perché no? – i Vangeli. Ci si fermi ogni giorno su qualche forma linguistica, analizzandola, e si fissino a memoria due o tre vocaboli. Questo esercizio, affiancato alle classiche versioni guidate dall’insegnante, non solo aiuterà a familiarizzare con la lingua, ma consentirà di fare qualche buona lettura, di sperimentare che l’esercizio grammaticale non è fine a sé stesso, ma funzionale a una gratificante esperienza intellettuale.

* docente di Lingua e letteratura greca, facoltà di Lettere e filosofia, sede di Milano