Pubblichiamo la parte iniziale dell’intervista de L’Economia al professor Alessandro Mangia, docente di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, sulla decisione della Corte Costituzionale della Germania in merito al programma di acquisto di titoli pubblici della Bce, ovvero il Quantitative Easing. Secondo il costituzionalista i giudici tedeschi hanno messo la Bce in una situazione molto complessa e in questo modo si rischia di far crollare tutto il sistema europeo


C’era da aspettarselo che la corte costituzionale tedesca giudicasse in senso «difensivo», nei confronti della Bce e delle norme europee. «È da anni che lo fa». I giudici hanno messo ora la Bce in una situazione molto complessa ma bisogna stare attenti perché si rischia di far crollare tutto il sistema europeo. E l’Italia rischierebbe grosso, a settembre quando la corte di Karlsruhe si pronuncerà definitivamente. Così la vede Alessandro Mangia, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica di Milano.

Cominciamo da un tema di diritto: può la Corte Costituzionale di un Paese membro dissentire o opporsi a una decisione della Corte di Giustizia Ue? O anche solo non ritenerla accettabile contestandone di essere andata oltre la legge o i suoi poteri? «È normale che questo avvenga. L’ordinamento europeo non è un ordinamento federale e non ha una Corte di chiusura. L’ordinamento dell’Unione è fatto da una pluralità di ordinamenti distinti, coordinati in quello dell’Unione. E ogni ordinamento è presidiato da una corte di chiusura, per cui la Corte di giustizia interpreta il diritto dell’unione dentro l’ordinamento europeo, mentre le Corti costituzionali nazionali — tedesca, italiana, francese eccetera — interpretano il trattato sul funzionamento dell’Europa come recepito nell’ordinamento nazionale».

E possono anche giudicarlo incostituzionale? «Certo. Tenga conto che le avvisaglie c’erano state due anni fa, proprio in Italia, nel cosiddetto “caso Taricco” che si era risolto attraverso un tacito accordo tra la Corte costituzionale italiana e la Corte Ue. Le due Corti hanno finito con il coordinarsi spontaneamente. Ma già allora la Corte italiana avrebbe potuto dichiarare la incostituzionalità del Trattato Ue nella parte in cui non collimava con la Costituzione italiana. Non è successo, ma ci si è andati molto vicini, quando si è capito che la Corte italiana non avrebbe indietreggiato».

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