«È il tifoso l’elemento che unisce lo sport e il crowdfunding. E ha portato a coniare un nuovo termine». Il fan funding è un fenomeno in via di espansione, come ha spiegato Nicola Verdun, business development director di Tifosy, al primo dei tre appuntamenti che segnano il battesimo ufficiale di Cattolicaper lo Sport, la piattaforma di esperienze e competenze a servizio di club, manager e campioni sportivi, per lo sviluppo della competitività e la creazione di valore.
Alla base di questa nuova pratica c’è l’intuizione di «accumulare piccoli investimenti in singoli progetti da parte di un gran numero di individui tramite o con l’aiuto di internet» come definisce il crowdfunding Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ne mette in evidenza i tre elementi fondamentali: «il fundraising, cioè la raccolta fondi; la rete, che mette in atto meccanismi di riconoscimento reciproco tra diverse comunità; infine, la ricompensa per le persone che hanno sostenuto il progetto». Un’iniziativa che in Italia ha quasi sempre un taglio culturale e sociale.
Applicare questa idea al mondo per lo sport è quanto fa il fan funding. «I tifosi sono sempre più attenti ai contenuti sportivi, soprattutto grazie al web» afferma Nicola Verdun. «In questo contesto, il sostenitore di una squadra non è più solo un attore passivo; vuole essere coinvolto sempre più. Tra queste due parti ci siamo noi: il collante fra le società sportive e i 4 miliardi di tifosi presenti nel mondo, collegando i progetti delle società e le donazioni finanziare dei supporter».
Anche le statistiche confermano l’enorme crescita di questo fenomeno. «Negli ultimi due anni c’è stato un aumento del 110% del crowdfunding sportivo, questo dato premia le campagne di successo». Quali sono i risultati concreti di queste attività? «Abbiamo raccolto 350mila euro per due campi da calcio da destinare al settore giovanile del Portsmouth; altri 171 mila euro per il museo del Parma, con 15 giorni anticipo rispetto alla deadline e altri 120 mila per la Fondazione del Fulham» spiega con orgoglio Verdun. «Le nostre devono essere operazioni con un beneficio per i tifosi: loro non vogliono entrare nella stanza dei bottoni colma di dirigenti che si occupano di calciomercato».
Riccardo Pittis (nella foto a lato), mental coach, keynote speaker e uno tra i giocatori più rappresentativi della nazionale di pallacanestro vicecampione Europea negli anni Novanta, spiega come è diventato protagonista della partnership tra Lega Basket Serie A e Tifosy. «Sono l’ambasciatore di un progetto di fan funding. Per rispondere “sì” a questa proposta ho impiegato 15 centesimi di secondo» dichiara l’ex cestista, cha racconta il suo coinvolgimento nell’iniziativa.
«La prima volta che sono andato al PalaLido ho visto una partita di mio fratello. Appena ho preso posto nella tribuna ho provato un’emozione indescrivibile, qualcosa che è ancora ben presente nella mia memoria. In quel momento sono diventato tifoso dell’Olimpia, una passione irrefrenabile». Ma dopo la partita vista dalla tribuna c’è stata quella giocata sul campo. «Nello stesso periodo ho iniziato a giocare per l’Olimpia, così dopo tutta la trafila nelle giovanili ho fatto la mia prima presenza nel quintetto titolare nel settembre 1986. E anche in quel debutto c’è stato qualcosa di speciale, una sensazione dovuta al calore dei tifosi» afferma Pittis. «I fan sono la cifra indelebile della mia carriera sportiva, un giocatore ha successo se raggiunge il loro cuore. Se ti insultano lo fanno soltanto per un eccesso di amore nei tuoi confronti. Quindi grazie a questa iniziativa di fan funding ho voluto restituire loro un po’ di affetto».