Il professor Maurizio Foco * è membro del comitato direttivo del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI) e dal sud dell’Iraq, dove si trova a svolgere la sua missione in una clinica interna al campo di ENI, racconta il valore di questa esperienza che si esprime nell’assistenza non solo sul piano prettamente clinico ma soprattutto per ciò che riguarda la sicurezza sul lavoro, l’igiene industriale, l’approvvigionamento di medicine e strumenti medicali.
Pubblichiamo qui la sua testimonianza.

Dal 2012 ad oggi ho dedicato parte del mio lavoro a spedizioni all’estero quasi fosse a completamento della mia carriera clinica e universitaria iniziata, ormai, molti anni fa.

È stata una scoperta continua di sensazioni nuove e, spesso, difficili se non addirittura pericolose; non ne rimpiango nessuna, anzi dopo l’Antartide, l’Afghanistan, il Sud Sudan e il Madagascar sono approdato in Iraq. Il nome di questo paese induce subito a pensare a ciò che i media ci hanno mostrato negli ultimi anni: guerra e sofferenza di cui, ancora oggi, se ne possono vedere gli effetti attraversando il deserto dall’aeroporto di Bassora fino al campo ENI a Zubair in cui lavoro. Ogni spedizione che ho fatto è stata preceduta da approfondimenti storici, ma anche geopolitici dai quali non si può prescindere e qui, la geopolitica, è stata fondamentale.

Chi non ricorda di aver studiato la Mesopotamia, il Tigri e l’Eufrate a scuola?  Chi non ha immaginato, pur curvo sul libro, paesaggi esotici di deserti tra i quali serpeggiavano i fiumi tra sponde lussureggianti? La storia e la guerra hanno distrutto quasi tutto di quei paesaggi, soprattutto qui nell’Iraq del sud. Ed è qui che l’Eni lavora in una grande area di estrazione comprendente centinaia di pozzi le cui pipeline convergono in impianti di separazione dell’olio nelle quali lavorano centinaia di persone.

Lavoro in una clinica molto equipaggiata in grado di ospitare urgenze ed emergenze sia mediche che traumatiche avendo a disposizione tutto ciò che tali situazioni comporterebbero.

Il livello successivo di assistenza è garantito dalla possibilità di effettuare h24 Medevac (Medical Evacuation) in struttura ospedaliera di Dubai. Il medico è coadiuvato da un paramedico la cui figura professionale è molto diversa da quella italiana; anche loro si alternano ogni 28 giorni come i medici; causa epidemia i periodi sono attualmente più lunghi. Sono presenti, a pieno regime, dipendenti da molti paesi: oltre agli iracheni, ci sono indiani, pakistani, sud-africani; circa 18 nazionalità diverse.

La nostra competenza è estesa agli impianti esterni per i quali facciamo visite periodiche per verificare che eventuali emergenze possano inizialmente essere gestite in loco dato che le distanze dal nostro campo non renderebbero immediato l’eventuale intervento. Per tale motivo le visite, oltre a controllare lo stato dei mezzi (ambulanze) e dei dispositivi presenti in loco, defibrillatori e kit di primo soccorso, svolgiamo anche training.

È stata recentemente aperta una seconda clinica nell’impianto più a nord all’interno dell’area dell’Eni con medici iracheni che turnano nelle 24 ore per far fronte ad emergenze degli impianti a loro vicini, comunque sempre referenti alla nostra clinica. Le giornate scorrono veloci perchè il lavoro non manca; non tanto quello clinico ma per tutto ciò che riguarda la sicurezza sul lavoro, l’igiene industriale, l’approvvigionamento di medicine e strumenti medicali. Insomma, tutt’altro lavoro rispetto a tutte le altre spedizioni effettuate in passato.

Ma c’è un’altra differenza qui a Zubair; un qualcosa che mi ricollega alla nostra Università: ebbene sì, la Cattolica è arrivata anche qui! L’ho scoperto grazie all’incarico che il rettore Franco Anelli mi ha conferito circa un anno fa inserendomi nel Comitato Direttivo del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI). Ho così conosciuto il Prof. Riccardo Redaelli che proprio qui a Bassora ha promosso un programma di miglioramento e aiuti alla educazione primaria.

Concludo esortando i colleghi più giovani a intraprendere missioni all’estero che, oltre a fornire aiuti a popolazioni in difficoltà, sicuramente aiutano a crescere professionalmente e umanamente.

* docente di Chirurgia generale presso la sede di Roma dell’Università Cattolica