Procedure amministrative più snelle, digitalizzazione e nuova applicazione delle “buone pratiche” di ogni città: queste le principali proposte per la nuova Economia italiana scaturite dal webinar “Fare impresa nelle città italiane – Idee per ripartire dall’indagine Doing Business” che si è svolto il 5 giugno, per iniziativa della facoltà di Economia nel campus di Roma dell’Università Cattolica in collaborazione con World Bank e Commissione europea, moderato da Gilberto Turati, docente di Scienza delle Finanze alla stessa facoltà dell’Università Cattolica.

«Il rapporto presentato oggi – ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli nel saluto di apertura - cerca di diffondere le “buone pratiche” di ogni città: l’idea di individuare, contrastando un atteggiamento spesso pessimistico, ciò che si può fare per far funzionare il sistema è certamente un approccio utile per far emergere soluzioni e diffondere buoni modelli».

«La Pubblica amministrazione del futuro – ha affermato Gian Paolo Manzella, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico - dev’essere basata su un approccio generale e di sistema: più che per uno Stato imprenditore dobbiamo lavorare per uno Stato imprenditoriale che si occupa di valutare le proprie attività, curare la selezione dei migliori, innestare nuova tecnologia, raccontandosi e aprendosi a nuove professionalità. Il mondo va verso l’Economia delle città che stanno ridiventando luogo di crescita, occasione e incontro: è un bene che la ricerca presentata oggi parta proprio dalle “luci” delle loro buone pratiche, prerequisito essenziale per ogni azione di rilancio».

«La ricerca Doing Business in Italy si è basata su dati pre-pandemia, ma rimane valida proprio per le buone pratiche che ha evidenziato – ha detto Tommaso Rooms, uno dei curatori dell’indagine Doing Business della World Bank – Il rapporto ha mostrato che i tempi e i modi per adempiere alla burocrazia variano sensibilmente da una citta’ all’altra. Le città italiane possono migliorare il contesto in cui operano le loro imprese apprendendo le une dalle altre, e replicando gli esempi virtuosi individuati dallo studio. Tra le buone pratiche che prevedono l’adozione di sistemi digitali, in due indicatori l’Italia ha risultati molto positivi: avvio d’impresa e trasferimento proprietà immobiliare, spesso anche con più rapidità e efficacia rispetto ad altre città europee”. A lui si è affiancato Alberto Pellicanò, curatore dell’indagine della World Bank: “Per quanto riguarda il quadro delle controversie commerciali, una diffusione più omogenea delle buone pratiche potrebbe dare un serio slancio al mondo della giustizia italiana, ad esempio con l’adozione del cosiddetto ufficio del processo e di un algoritmo per lo smistamento delle cause iscritte al ruolo, con il conseguente snellimento delle cancellerie».

«Per attenuare gli effetti economici devastanti della crisi sanitaria occorrono massicce dosi di politiche monetarie e di bilancio keynesiane a sostegno della domanda aggregata» ha dichiarato il professor Giampaolo Galli, docente di Politica economica alla facoltà di Economia (campus di Roma) e membro dell’Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica. «Ma per riprendere il cammino della crescita che l'Italia sembra aver abbandonato da almeno due decenni occorrono le politiche dell'offerta; quelle politiche che ci vengono suggerite dalle indagini, straordinariamente ricche ed accurate, della Banca Mondiale. L'Italia deve diventare un paese in cui è "easy", o comunque conveniente, fare impresa. Per troppo tempo in Italia abbiamo pensato che per crescere bastasse la spesa pubblica. Ma questa è un'illusione».

«La ricerca presentata oggi è un lavoro eccellente, particolarmente perché svolta su aree sub-nazionali, evidenzia le singole best practice e offre indicazioni utili sulla direzione da seguire» ha concluso il professor Massimo Bordignon, docente di Scienza delle Finanze alla facoltà di Economia e membro Comitato di indirizzo scientifico Ifel (Fondazione Anci). «Nel rapporto nessuna città è migliore rispetto alle altre. L’eterogeneità è massima, ad esempio, laddove non sono state introdotte piattaforme digitali comuni e questa variabilità rappresenta il problema del sistema italiano riguardo ai servizi pubblici nazionali, finanziati allo stesso modo e seguendo le stesse regole, ma con risultati molto diversi: questo è il punto fondamentale su cui ragionare e agire. L’Italia riesce sempre a reagire nelle grandi circostanze: questo periodo è un’occasione fondamentale da non perdere».

Alla discussione hanno partecipato anche Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, Marco Gay, presidente Anitec-Assinform (Confindustria), Silvia Giacomelli, dipartimento di Economia e statistica Banca d'Italia.

 

Il webinar Fare impresa nelle città italiane – Idee per ripartire dall’indagine Doing Business