La prima cattedra di Relazioni internazionali fu intitolata cento anni fa ad Aberystwyth, Università del Galles, al presidente degli Stati uniti Woodrow Wilson sia per onorare il suo impegno per un ordine internazionale di pace, sia per chiarire i valori e le idee che avrebbero dovuto sostenere l’attività accademica, ossia il rifiuto della diplomazia segreta, il sostegno al disarmo e alla limitazione della guerra, il libero commercio, la libertà dei mari, la risoluzione dei conflitti territoriali e il sostegno all’autodeterminazione nazionale.

L’Alta Scuola in Economia e relazioni internazionali (Aseri) dell’Università Cattolica ha celebrato i cento anni delle relazioni internazionali venerdì 15 novembre focalizzandosi sulla loro rilevanza nell’ordine mondiale del sistema liberale.

In particolare sulla crisi dell’ordine liberale internazionale si sono confrontati alcuni politologi, tra cui John Ikenberry della Princeton University, Michael Cox della London School of Economics, Matthew Evangelista della Cornell University, Marina Calculli della Leiden University, Vittorio Emanuele Parsi, direttore di Aseri. Il convegno “International Relations at 100: The Liberal World Order and Beyond” si è svolto in Università Cattolica (aula Pio XI in largo Gemelli 1 a Milano, alle ore 10.30) e in Aseri (in via San Vittore 18 a Milano, dalle ore 14.30).
 

I valori liberali sono stati alla base anche del Trattato di Versailles alla fine della Prima Guerra Mondiale e dell’ordine liberale internazionale emerso dopo la Seconda. Nei decenni successivi questo insieme di regole e valori ha organizzato gli intenti della politica internazionale in tutto il mondo ma oggi è in crisi. Una crisi che sembra essere l’effetto di crescenti divergenze tra l’Ovest e il resto del mondo proprio a proposito di quelle norme e di quei valori su cui un ordine internazionale efficace dovrebbe basarsi. Ma se oggi questo sistema è in crisi e se i principi ad esso legati sono messi in discussione (multilateralismo, sicurezza collettiva, cooperazione economica) che cosa lo potrà sostituire?

«Siamo passati dall’ordine costituito dal triangolo liberale (utilizzo del mercato per tenere a bada gli eccessi della sovranità, utilizzo della sovranità degli stati per tenere a bada gli eccessi del mercato e istituzioni internazionali per costringere queste due forze a cooperare) al trilemma di Rodrick in cui i tre vertici sono stati sostituiti da democrazia, mercato aperto e sovranità – spiega Vittorio Emanuele Parsi, direttore di Aseri e promotore del convegno -. Al contrario del triangolo liberale che cercava di gestire i tre vertici per realizzare l’obiettivo del benessere, dell’uguaglianza, dell’equità del sistema, dell’opportunità per tutti di avere uguali diritti, Rodrik ci dice che nell’attuale fase di iperglobalizzazione è possibile avere solo due vertici. 

Per esempio se c’è apertura economica ci può essere sovranità o democrazia ma non le tre cose insieme. Questo è il grande cambiamento che ha provocato il calo di fiducia nei confronti dell’ordine liberale che era capace di coniugare insieme la dimensione economica e quella politica ma anche quella domestica e quella internazionale, la dimensione dei valori e quella degli interessi. Di fronte alle scarse ragioni di affidarsi ancora a un sistema che riduce sempre più i diritti di tutti, rischiamo che le persone scelgano “l’exit” votando per i cosiddetti partiti antisistema, affascinati dall’autoritarismo liberale. Ecco perché è importante riflettere sul futuro possibile dell’ordine liberale».