Fraternità, cultura solidale, gratuità, speranza, dono per gli altri: sono alcuni possibili stili di vita da mettere in pratica per reagire a quella “cultura dello scarto”, più e più volte denunciata da papa Francesco.

La sollecitazione è emersa con forza durante il convegno Oltre la cultura dello “scarto”. La responsabilità di reagire, promosso dalla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica e dai Corsi di laurea in Servizio sociale con Reti della carità mercoledì 16 gennaio, che è stato anche l’occasione per presentare il volume Oltre la cultura dello scarto. Riflessioni su accoglienza, misericordia e carità, realizzato dalla presidente dell’Associazione Amici Casa della Carità Maria Grazia Guida con il giornalista Generoso Simeone (Edizioni Erickson). Il volume è stato curato da Reti della carità, un insieme di realtà di ispirazione cristiana, e non solo, cui aderiscono anche singole persone, accomunate dall’esperienza tangibile e quotidiana della carità.

La presentazione del libro, introdotta dal saluto del preside di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni e moderata da Maria Grazia Guida, è entrata nel vivo con l’intervento di Livia Pomodoro, presidente del Milan Center For Food Law And Policy, tutto incentrato sul concetto della fratellanza, propria di chi fa un cammino in comune: «Nella vita siamo tutti in viaggio, ma una cosa è viaggiare da soli e un’altra tenersi per mano nel percorso duro e difficile. Il tenerci per mano dà la forza per andare avanti».

Alle sue parole ha fatto eco Giuliano Pisapia. Per l’ex sindaco di Milano la chiave per combattere l’esclusione sociale sta nel costruire comunità solidali e rispettose dei diritti. «Bisogna essere capaci di ascoltare ma anche di fare, puntando su reti che si uniscono». Infatti, ha aggiunto, «occorre unire parole e ascolto verso chi non ha diritti: poveri, migranti, coloro che subiscono la disuguaglianza. Insieme si può cambiare. La politica, in questa ottica, non è potere e negatività ma è donare e dare fiducia di cambiamento».

Secondo Fabio Folgheraiter, docente all’Università Cattolica ed esperto di tematiche sociali, favorire l’incontro con l’altro, che arricchisce e migliora, è l’unico modo per porre un limite alla cultura dello scarto. A tal proposito lo slogan giusto, ha detto don Virginio Colmegna, potrebbe essere questo: cercare la felicità che rende piena la vita. «La speranza è importante per andare avanti nel lavoro con gli “scarti” e occorre impostare modi di fare che puntino su relazioni, condivisione, sguardi, passione e gratuità».