a cura di Katia Biondi e Paolo Ferrari

Domenica 20 e lunedì 21 settembre gli italiani si recheranno alle urne per decidere, in concomitanza con le elezioni regionali e comunali, se confermare o meno la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari, portando i deputati alla Camera da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Si tratta di un referendum confermativo che, a differenza di quello abrogativo, non prevede il raggiungimento di un quorum di affluenza, per cui l’esito è valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori. 

In Italia non è la prima volta che se ne parla con l’obiettivo di ridurre i costi della politica e di rendere più efficiente il processo decisionale. Prima dei 5 Stelle ci sono stati altri tentativi non da ultimo quello renziano del 2016, con la conclusione che ricordiamo tutti.

Per fare chiarezza sul tema e capirne qualcosa di più abbiamo chiesto agli esperti dell’Università Cattolica di entrare nel vivo della questione al di là delle ragioni partitiche che dividono il Paese.

 


Uno strumento con molti limiti di Agostino Giovagnoli
La vicenda di questo istituto non è molto felice nella sua applicazione. Una breve rassegna del suo utilizzo nel 2001, nel 2006 e nel 2016 e l’invito a ripensarlo


Referendum, le ragioni del sì e quelle del no di Giuseppe Monaco
Riduzione dei costi della politica e maggiore efficienza nei lavori parlamentari contro riduzione di rappresentatività e perdita di autorevolezza del Parlamento. Gli argomenti dei due schieramenti


Una riforma (troppo) semplice per problemi complicati di Damiano Palano
Il referendum confermativo per la riduzione del numero dei parlamentari ha un quesito fin troppo chiaro ma forse non mette a tema le questioni cruciali per il futuro del Paese


«Sì, per ridare senso alla rappresentanza parlamentare» di Filippo Pizzolato
Le ragioni per cui, pur con molte riserve, il taglio dei parlamentari è una leva per mandare ai partiti un segnale di maggiore autorevolezza nella selezione della classe politica


«Non basta riscrivere pezzi di Costituzione per rifondare la politica» di Alessandro Mangia
Il problema vero che abbiamo di fronte sono i meccanismi di selezione della classe politica e il processo di sfaldamento dei partiti, che ormai è arrivato a un punto di non ritorno


Taglio dei parlamentari: molto rumore per nulla di Paolo Balduzzi
La qualità della democrazia non dipende dalla dimensione delle istituzioni, ma soprattutto dai meccanismi di controllo e disciplina degli eletti. Un Sì o un No al referendum non cambierà il futuro del nostro Paese


«Un sì per uscire dallo stallo» di Pier Antonio Varesi
Come ho elaborato la decisione di confermare la riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari. La speranza che un piccolo cambiamento possa innescare un cambiamento più profondo


«Ridurre i parlamentari non aumenterà la qualità del Parlamento»
Secondo il costituzionalista Renato Balduzzi la questione posta dal referendum è ambigua perché non ha una ratio precisa e mescola ragioni anche antitetiche intorno al Sì oppure al No. E dal taglio della “casta” non è detto esca una legislazione migliore


Credits foto in alto: Umberto Battaglia