Universali. Ecco come siamo diventati. Si può dire ‘cattolici’, ‘senza confini’, ‘globali’. Ma Covid-19 ci ha resi così: vogliamo sprecarlo?

Sabato 25.  Ora dibattito sul Mes: i fondi per la next generation arriveranno, la Sanità pubblica ha bisogno di aiuto subito. Fra mascherine e restrizioni l’attenzione resta alta: Covid-19 è la cosa più universale degli ultimi decenni e non è ancora finita. Anche la libertà d’espressione è universale, o almeno dovrebbe: le minacce aumentano, come l’incertezza. In Yemen non c’è tempo nemmeno di pensare: l’emergenza è continua, l’esistenza al limite. 

Domenica 26. La Salute è un diritto universale, quest’anno globalmente minacciato: Coronavirus non risparmia nessun Paese. In mezzo al Mediterraneo ci sono due barconi, uno è in avaria e imbarca acqua, SOS di angoscia: che cosa c’è di più universale della disperazione? C’è la speranza, a Nord; la resistenza, a Sud. Aspettiamo giorni migliori, fin da domani: come cantava Peter, saranno le mappe di un nuovo disegno, on Monday morning.

Lunedì 27. Finalmente negli USA rallentano i contagi; tutti concentrati sul virus, dal Messico ad Hong Kong. Concentrati anche sulla diplomazia: chiudere un consolato ha conseguenze, nell’anno più difficile per tutto, anche per i negoziati. E ne fallisce un altro sulla Brexit: nel Regno Unito, primatista europeo per vittime da Covid, mesi di transizione incerti, condizioni preoccupanti. Mentre si prenotano anche le spiagge, il climate change le sta erodendo: emergenza universale, vera, reale. Ecosistemi e salute a rischio.

Martedì 28. È tornata la corsa all’oro: nell’incertezza si cercano rifugi e, intanto, l’Eurozona supera il biglietto verde in sicurezza. Ma la sicurezza non basta: ora servono emozioni, quei movimenti sempre proporzionali alla fragilità. Adesso bisogna saltare davvero: il balzo in avanti del vecchio resiliente continente è possibile. Ed è possibile senza dimenticare “l’Europa del Sud”: l’Italia affronta emergenze diverse, chi si mette in mare non ha la speranza del tempo.

Mercoledì 29. I bambini non sanno che cosa mangiare, tra Libano e Israele: l’estate già difficile per i più fragili si aggrava. Le persone non sanno come salvarsi, tra la fine e il mare: la società civile si organizza. In Italia si discute di emergenza fra politica e precauzioni: la convivenza con il virus continua, il dibattito anche. E il “dottore dei poveri” non c’è più: la Medicina è cura, in tutti i sensi, universale è l’umanità.

Giovedì 30. Ma la cosa più universale è ancora un virus: bilanci quotidiani pesanti nel mondo, da Sud a Nord, la pandemia accelera. Non possono farlo gli Italiani in vacanza: l’automobile è un mezzo sicuro, ma le infrastrutture hanno bisogno di manutenzione. E gli Italiani sono ancora in emergenza: status prorogato fino alla metà di Ottobre, le misure eccezionali continuano. I cambiamenti diventeranno permanenti, e ne inizieranno altri: è questo il cammino universale del mondo.

Venerdì 31. Le spiagge vengono usate per gli esami, gli aerei dei grandi film vanno in pensione, la scienza medica è di nuovo universale, si vive in piccolo e si spera lontano. Solo in mare, in fame e in guerra le cose non cambiano, anzi, si aggravano. Sarà questa la vera evoluzione: diventare universalmente umani, sulla stessa barca.