Vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19: è questo il titolo dello studio realizzato da ricercatori di diversi atenei italiani, tra cui Sara Nanetti e Matteo Moscatelli dell’Università Cattolica, e condotto su scala nazionale. Dalla ricerca, cui hanno risposto oltre 14mila studenti, emerge che i giovani universitari, pur avendo apprezzato l’erogazione degli insegnamenti da remoto durante il lockdown, prediligono il ritorno in aula e alle lezioni dal vivo. Molti, poi, sono favorevoli a un modello di didattica misto, capace cioè di integrare momenti online e in presenza. Inoltre, avvalorano l’importanza conferita all’esperienza concreta dell’abitare le aule universitarie, di incontrare i colleghi di corsi, di scambiare pareri e di dialogare personalmente con i docenti. Sul quotidiano il Foglio i principali risultati dell’indagine


Gli studenti dell’Università Cattolica prediligono il ritorno alle lezioni in presenza anche se hanno apprezzato l’erogazione degli insegnamenti da remoto durante il lockdown. 

Questo dato non è solo un’evidenza empirica emersa dalla ricerca Vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19, promossa da alcuni ricercatori di diversi atenei italiani, ma anche l’indice della speranza di poter tornare a vivere l’esperienza degli studi e delle relazioni dal vivo.

Lo studio, a cui hanno partecipato anche i ricercatori del dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica Sara Nanetti e Matteo Moscatelli, ha restituito un’immagine complessa della situazione dei giovani che abitano l’università ogni giorno e che ad un tratto hanno dovuto cambiare le modalità di studio durante l’emergenza sanitaria.  

Su scala nazionale hanno dato risposte valide 14.888 studenti, testimoniando il desiderio di condivisione rispetto al cambiamento avvenuto e l’intenzione di lasciare una traccia dell’esperienza vissuta. 

Tra questi, 340 sono iscritti all’Università Cattolica e di questi il 53,4% è iscritto ad una laurea triennale. Il 40,1% dei rispondenti è al primo anno di corso, pertanto i dati risultano particolarmente utili per approfondire l’orientamento degli studenti che proseguiranno nei prossimi anni il loro percorso di studi: il 91,5%, infatti, pensa che continuerà il proprio percorso in Cattolica. 

L‘ampia partecipazione alle lezioni a distanza conferma la continuità dell’offerta didattica e della partecipazione degli studenti alle lezioni dell’Ateneo. Il 95,9% degli studenti aveva frequentato le lezioni in presenza durante il primo semestre prima del lockdown, analogamente un numero speculare ha proseguito gli impegni didattici in modalità remota (95%). 

Gli studenti Unicatt che hanno partecipato alla ricerca, nonostante una netta preferenza per la didattica in presenza, hanno apprezzato l’offerta di corsi e insegnamenti in modalità “remota”. Tale dato è confermato dalle preferenze espresse sul futuro: 4 studenti su 10 desiderano un’offerta formativa mista, composta da un’integrazione tra didattica in presenza e a distanza. Resta ferma la predilezione per la partecipazione in persona alle lezioni e agli esami, il 52,1% degli studenti, infatti, vorrebbe ritornare in futuro ad una modalità didattica esclusivamente in presenza. 

Questo dato manifesta una tendenza particolarmente rilevante degli studenti iscritti all’Università Cattolica che, in termini di partecipazione alla vita sociale sia tramite la frequentazione degli spazi universitari con agli altri studenti, sia tramite l’impegno associativo, si qualificano già nel 38,2% dei casi come molto attivi, percentuale più elevata rispetto al campione complessivo (dove coloro che sono molto attivi nella partecipazione sociale sono solo il 22%).

Sia gli studenti fuori sede sia gli studenti lavoratori avvalorano l’importanza conferita all’esperienza concreta dell’abitare le aule universitarie, di incontrare i colleghi di corsi, di scambiare pareri e dialogare personalmente con i docenti. Seppure in entrambi i casi, l’opportunità di un servizio didattico a distanza potrebbe fornire alcune facilitazioni, anche per questi studenti la preferenza accordata alla modalità didattica in presenza, anche per il prossimo futuro, rimane particolarmente significativa.  

L’immagine dell’Università, che emerge dalle parole citate dagli studenti nella domanda aperta (Cosa le è mancato di più dell’università durante il periodo dell’emergenza?), eccede l’erogazione di servizi didattici e della valutazione della preparazione, ma costituisce il fulcro di uno spazio di crescita personale. 

La vita universitaria appare quindi superare una connotazione neutra di spazio, e assume piuttosto i connotati di un luogo testimone dell’abitare, nel quale prende vita quotidianamente la vita sociale degli studenti, e al tempo stesso di un luogo che diventa connettore di storie, legami ed esperienze decisive per la vita.