L’educazione dei giovani a un uso corretto delle nuove tecnologie, per promuovere il decalogo per un web più sicuro: il “Manifesto delle parole non ostili”. Questa è l’idea al centro di “Parole a scuola”, la giornata di formazione gratuita per insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, organizzata dall’Associazione temporanea di scopo Parole O_Stilie Miur presso la sede milanese dell’Università Cattolica lo scorso 9 febbraio.

Si tratta di un progetto nato a Trieste che ha già raggiunto più di un milione di persone e che ora sta girando l’Europa grazie alla traduzione in dieci lingue comunitarie. Il manifesto, inoltre, parteciperà al Salone del Libro di Torino e per l’occasione sono stati coinvolti dieci scrittori che proporranno ciascuno un racconto per ogni singolo principio del decalogo.

A dare avvio a “Parole a scuola” è stata la sessione plenaria nell’Aula Magna di largo Gemelli. Dopo i saluti del rettore Franco Anelli e della presidente dell’Associazione “Parole O_Stili”, Rosy Russo, sono intervenuti Vera Gheno, linguista dell’Accademia della Crusca, Monica Maggioni, presidente della Rai, e Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

«Le parole non hanno solo dei mondi dietro di sé, ma definiscono dei mondi», ha dichiarato Monica Maggioni per la quale il “Manifesto delle parole non ostili” è un’indicazione di metodo utile sia per gli insegnanti sia per quanti lavorano nel mondo della comunicazione. Per quanto riguarda, poi, il diffondersi sul web degli hate speech, i discorsi d’odio, la presidente della Rai ha sottolineato che la colpa non possa essere degli strumenti tecnologici, per loro natura neutri (anzi è indubbio che questi diano al contrario grandi opportunità, se utilizzati bene).

E rispetto alle fake news ha dichiarato: «Le parole che fanno male sono anche quelle che alterano la realtà: dire una cosa al posto di un’altra non è una bufala, è un falso, e come tale andrebbe punito». E ancora:  «È necessario definire uno spazio nel quale sia legittimo pensare in modo diverso». Maggioni ha concluso il suo intervento citando Papa Francesco quale modello per aver posto il dialogo come principio ispiratore della sua politica estera.

La ministra Valeria Fedeli ha parlato della troppa superficialità diffusa oggi nell’uso delle parole, e sollecitato le istituzioni a far prendere coscienza ai cittadini della responsabilità che si ha nella scelta dello stile con cui parlare. A questo proposito la ministra ha portato come esempio positivo di linguaggio chiaro e accessibile, quello utilizzato dai padri e dalle madri costituenti. È anche per tale ragione che, in occasione dei 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, una copia della Carta costituzionale è stata inviata a tutti gli studenti insieme a una lettera del Presidente della Repubblica.

La Fedeli ha poi raccontato i dati della ricerca EU Kids Online, realizzata da OssCom dell’Università Cattolica in occasione di “Parole a scuola”. I numeri dicono dell’aumento del numero dei ragazzi che hanno avuto in internet esperienze che li hanno turbati. Ecco perché è importante un’educazione all’utilizzo del web: «I nostri ragazzi non possono essere fruitori passivi di internet – ha detto la ministra -. Di bullismo e di cyberbullismo si muore». E citando la triste vicenda di Carolina Picchio, ha aggiunto: «Di fronte alla gravità di questi episodi non li si può derubricare a giochi adolescenziali». Tuttavia una soluzione a questi problemi, secondo Valeria Fedeli, c’è: «Il nostro sistema di formazione può essere la risposta». In questo senso occorre anche un rilancio del patto di corresponsabilità educativa tra genitori, scuola e istituzioni. «C’è bisogno di dirigenti consapevoli di questa nuova sfida educativa.