La complessa situazione in Medioriente, il caso Iran e il dramma dell’Amazzonia. Il G7 che si è concluso lunedì 26 agosto a Biarritz ha messo in evidenza le divisioni tra i Paesi occidentali. Secondo Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali la spaccatura è emersa soprattutto sulla questione relativa alla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti: «L’Unione Europea – spiega il direttore di Aseri - sa che potrà essere colpita dalle conseguenze di questa guerra commerciale. Anzi lo è già. L’Ue sa che Trump è pronto a estendere le sanzioni a prodotti importanti dell’Unione, una misura che finirebbe poi per colpire tutte le economie nazionali».
 


MEDIORIENTE. «Una grande divisione è emersa anche riguardo al dossier iraniano e al Medioriente in generale. Nel momento in cui il Ministro degli Esteri iraniano è arrivato con un po’ di coup de théâtre a Biarritz, senza riuscire come del resto era ampiamente previsto, a incontrare Trump (e neanche il Segretario di Stato Mike Pompeo) Israele colpiva obiettivi a Damasco e a Beirut».

USA-GB. «C’è un problema più complessivo che riguarda la Brexit – prosegue Parsi -  in cui gli Stati Uniti sostengono il Regno Unito anche di fronte a una prospettiva di una hard Brexit che implicherebbe, secondo Johnson, anche il non pagamento dei conti, e parliamo di decine di miliardi, che la Gran Bretagna dovrebbe all’Unione, un fatto che non può ovviamente lasciare indifferente la Ue».

AMAZZONIA. «L’emergenza in Amazzonia ha messo in luce un fatto fondamentale: il surriscaldamento del pianeta non è un suicidio di massa dell’umanità ma un omicidio di massa da parte di alcuni detentori di precisi interessi economici che pur di massimizzare i loro profitti nel medio periodo sono disposti a mandare letteralmente in fumo la Terra. Questo fatto si colloca sullo sfondo dei mutati rapporti di forza tra Paesi occidentali e Cina e all’interno dei paesi occidentali in termini anche economici. Non dimentichiamo che per la Cina il Brasile è il principale fornitore di soia e di carne e lo sta diventando sempre di più proprio in seguito delle sanzioni e dei rapporti commerciali tesi tra Pechino e Washington. E infatti non è un caso che la Cina non abbia battuto ciglio su ciò che sta succedendo alla foresta amazzonica».

LE MOSSE DELLA FRANCIA. «Dal punto di vista della Francia Macron è riuscito, per così dire, a riprendere il momento, mettendo in secondo piano le sue difficoltà e va detto che in ambito intereuropeo con un’Italia completamente allo sbando, una Spagna che ha problemi costituzionali e una Germania con Angela Merkel ormai sulla via del tramonto la Francia ha riacquistato un peso che già la Brexit le aveva, oggettivamente, riconferito. Macron – conclude Parsi -  sta cercando di giocarsi il peso internazionale della Francia con un acume che gli va riconosciuto. Se poi avrà sufficiente ‘visione’ per contribuire a un cambiamento del paradigma economico del sistema internazionale questo lo scopriremo più avanti».