Gli studiosi di geopolitica e di relazioni internazionali danno molto peso nei loro studi alle guerre, all’instabilità e all’insicurezza. Ma c’è un fattore, come quello geoenergetico, che sta giocando e può giocare un ruolo molto forte.

Se ne è parlato nel corso dell’incontro Geo-energy Trends in the Eastern Mediterranean and the Role of Egyptian Natural Gas, che si è svolto il 21 ottobre per iniziativa della facoltà di Scienze politiche e sociali, del dipartimento di Scienze politiche e del Centro di ricerche sul sistema sud e il mediterraneo allargato (Crissma)

Secondo il professor Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica alla facoltà di Scienze politiche e sociali e direttore del Crissma, ci sono fattori geoenergetici che possono essere cause di conflitti ma, come sta avvenendo per l’Egitto e per tutto il Mediterraneo orientale, possono anche una grande fonte di cooperazione: cooperazione energetica a fini commerciali ma anche dal punto di vista della regolamentazione del fattore energia, che è uno sforzo europeo, in particolare italiano, per la creazione di MedReg, cioè l’Autorità del Mediterraneo per la regolazione del gas naturale.

La scoperta del giant Zhor, davanti alle coste egiziane - come fa notare Massimiliano Massari di Intesa San Paolo - darà molto gas all’Egitto ma anche ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Secondo Kareeem Mahmoud, executive chairman of gas regulation Authority, Egitto, «noi abbiamo bisogno di rinsaldare i legami per una maggiore cooperazione tra tutti i Paesi dell’area Mediterranea e di sviluppare una maggiore integrazione con l’Europa per utilizzare al meglio la scoperta che è stata fatta l’anno scorso da Eni in Egitto del più grande giacimento di gas del Mediterraneo».