“Un educatore che non sa rischiare, non è un buon educatore”. Nell’ambito del convegno Brescia città dell’educazione. Per una cultura dell’incontro tenutosi in Università, il rettore Franco Anelli cita Papa Francesco per sottolineare come “il rischiare nell’educazione significhi avere il coraggio di scegliere i propri valori e battersi con costanza per portarli avanti. Questa è la sfida passata e attuale che l’Università Cattolica continua a raccogliere, ben consapevole di come il vantaggio competitivo dato dall’avere una laurea oggi non basti più, occorrono capacità e valori aggiunti”.

Sul ruolo educativo rivestito dall’ateneo bresciano è d’accordo anche il sindaco Emilio del Bono: “Cinquant’anni di presenza dell’Università Cattolica a Brescia hanno lasciato il segno, in positivo. La Cattolica ha aiutato la città ad essere maggiormente reattiva, consapevole ed educata e di questo me ne accorsi già anni fa, quando mi affacciai all’impegno politico e civile. Quello dell’educazione è infatti un tema assai importante per una città come la nostra, in cui risiedono il maggior numero di immigrati regolari di oltre 150 diverse nazionalità diverse. Perché una città continui ad essere educata, abbiamo bisogno di enti ed agenti educatori che, a loro volta, necessitano di un percorso educativo eccellente”,  ha infine concluso il primo cittadino.

Il Preside della facoltà di Scienze della Formazione Lugi Pati ha illustrato i due aspetti che hanno contrassegnato, e continuano a contrassegnare, la vicenda semi-secolare dell’Ateneo: “Da un lato il grande apporto scientifico e di ricerca perpetuato in questi anni, dall’altro l’aver laureato intere e molteplici generazioni di giovani che poi hanno contribuito alla crescita educativa della nostra città”.

Una storia fatta di un passato solido e prestigioso, quella sede bresciana, che continua tutt’oggi a svolgersi guardando anche al futuro. Lo ha sottolineato il Delegato vescovile per la cultura della Diocesi di Brescia, Mons. Giacomo Canobbio: “La sfida culturale nella quale  oggi ci troviamo a vivere è particolarmente acuta rispetto al passato, ma va accettata e affrontata. Il risultato finale lo giudicheranno i posteri, noi oggi abbiamo il compito di essere attivi e partecipativi”.