Parole Ostili e Miur insieme per promuovere una cultura della rete “non ostile”. In occasione della terza edizione del "Cortile di Francesco" ad Assisi, alla presenza della ministra Valeria Fedeli, è stato siglato il 14 settembre pubblicamente un protocollo d'intesa tra l’Associazione temporanea di scopo Parole Ostili - formata dall’Associazione Parole O_Stili, l'Università Cattolica del Sacro Cuore, l'Istituto Giuseppe Toniolo - e il ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) per promuovere una cultura della rete non ostile che sia propedeutica a una maggiore consapevolezza dell'utilizzo degli strumenti digitali, funzionali alla costruzione di un vero e proprio diritto alla cittadinanza digitale.
L'obiettivo del protocollo è quello di sviluppare congiuntamente iniziative e attività di sensibilizzazione sui temi della comunicazione non ostile e del diritto di cittadinanza digitale attiva e consapevole, attraverso la realizzazione di specifici momenti formativi rivolti a docenti e studenti sul territorio nazionale, ispirati ai principi del "Manifesto della comunicazione non ostile", per contrastare qualsiasi forma di linguaggio ostile ed educare ad una comunicazione costruttiva e rispettosa delle persone a partire dall'ambito scolastico.
Le attività saranno rivolte sia agli studenti e alle loro famiglie, sia ai docenti, anche in relazione alle figure dei referenti scolastici recentemente previste dalla legge 29 maggio 2017, n. 71 sul cyberbullismo.
«La firma del Protocollo di oggi è importante perché ci impegna, tutte e tutti quanti, all’educazione alla cittadinanza digitale, una priorità che il nostro sistema di istruzione oggi deve avere per le giovani e i giovani» dichiara Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. «Educare le nostre studentesse e i nostri studenti a un uso positivo dei media digitali significa creare le condizioni per promuovere un uso della Rete come spazio reale di collaborazione e condivisione. Significa contrastare ogni forma di cyberbullismo, di violenza, di linguaggio dell'odio. Significa educare al rispetto, un tema sul quale il Miur è impegnato da tempo e lancerà a breve importanti iniziative e occasioni di confronto».
Centrale, nell'ambito di questa collaborazione, l'avvio di un'attività di ricerca dedicata che porterà alla creazione di strumenti in grado di misurare l'ostilità in rete e finalizzati a svolgere una costante azione di monitoraggio e studio del fenomeno, con particolare riguardo all'accesso e uso di Internet e social media, trasformazione delle competenze digitali e digital citizenship, esposizione verso potenziali rischi legati all'utilizzo della rete.
«L’Università Cattolica è convinta dell’estrema importanza di contrastare la violenza verbale nel web e di promuovere, in ogni ambito, l’uso rispettoso del linguaggio» dichiara il prorettore Antonella Sciarrone Alibrandi. «Da anni i nostri sociologi, psicologi, pedagogisti e comunicatori si occupano di queste tematiche e sviluppano ricerche anche con il supporto di nuove metodologie, allo scopo di elaborare buone pratiche e di sostenere il mondo della scuola in questa difficile sfida».
Dati "Generazione Z"
Questo importante accordo nasce anche alla luce del Focus "Generazione Z" che ha coinvolto circa 6000 adolescenti italiani nell’ambito dell’Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo che evidenzia come gli adolescenti dichiarino di aver letto o ascoltato hate speech spesso o qualche volta nel 38,3% dei casi per quanto riguarda i maschi e nel 42,1% le femmine. Maschi e femmine evidenziano una differente percezione della gravità di questa pratica: essa infatti appare "molto grave" per il 53,3% delle femmine e per il 29,1% dei maschi, presso i quali è più significativa la percentuale di quanti lo ritengono "abbastanza grave" (pari al 41%; per le femmine è "abbastanza grave" per il 35,9%). Per quanto riguarda l'hate speech praticato direttamente, la maggioranza dei maschi e delle femmine (rispettivamente il 68,8% e l'61,4% delle femmine) dichiara di non aver mai postato o condiviso contenuto che può essere considerato hate speech. Lo hanno fatto qualche volta o spesso l'11,7% dei maschi e il 5,8% delle femmine. Quanto all'hate speech subìto, il 12,1% dei maschi dichiara di essere stato vittima di hate speech così come l'8,9% delle femmine.