MILANO

Corporate crimes, vittime da difendere

Un progetto del Centro studi Federico Stella elabora linee guida per i legislatori e gli operatori del diritto in Germania, Italia e Belgio, per garantire protezione a chi è danneggiato dai reati di società e multinazionali. La presentazione in un convegno
Corporate crimes, vittime da difendere

I crimini economici delle corporations, la tutela delle vittime in una prospettiva europea e la ricerca di nuove forme di giustizia penale sono stati i temi al centro del convegno internazionale “Victims and Corporations. Rights of Victims, Challenges for Corporations, Potentials for New Models of Criminal Justice”, tenutosi nella sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il 13 e 14 ottobre 2016.

L’iniziativa s’inserisce nel progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea e al quale partecipano, come capofila, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il Centro Studio “Federico Stella” sulla Giustizia Penale e la Politica Criminale (Csgp), l’Università di Lovanio e il Max Planck Institut für ausländisches und internationales Strafrecht di Friburgo. Il progetto di ricerca è finalizzato all’implementazione della direttiva 2012/29/EU in materia di tutela delle vittime da reato. L’Unione Europea, infatti, ha richiesto agli Stati membri di garantire “diritti minimi” alle vittime da reato sulla base della comprensione degli specifici bisogni individuali (cfr. in particolare l’art. 9 della Direttiva).

In questa prospettiva, un ruolo centrale è giocato dai crimini commessi dalle corporations nell’esercizio “legittimo” delle proprie attività economiche, i cosiddetti “white collars crimes”. Gli studi criminologici e le statistiche dimostrano chiaramente la frequente ricorrenza e la natura transfrontaliera di questi crimini. Il numero delle vittime di tali reati, in particolar modo in relazione agli illeciti che hanno conseguenze sull’ambiente e la sicurezza dei prodotti alimentari e farmaceutici, sarà inesorabilmente destinato a crescere in futuro a causa dei lunghi periodi di latenza delle patologie derivanti dall’esposizione agli agenti tossici.

Come ricordato dalla professoressa Claudia Mazzucato, docente di Diritto penale all’Università Cattolica, questi crimini assumono i lineamenti del “cavallo di troia”, perché spesso derivano dalla promessa, non mantenuta, da parte delle corporations di portare progresso e benessere alla società. Una volta determinatesi le conseguenze lesive delle condotte criminose, da un lato, si verifica una frattura del legame fiduciario instaurato con i consociati e, dall’altro, si riscontra un fenomeno di epistemic injustice delle vittime che si trovano nelle condizioni di non poter avere un accesso diretto ed efficace alle forme di giustizia previste dall’ordinamento. Lo scopo primario del progetto è, dunque, elaborare linee guida per i legislatori e gli operatori del diritto dei tre Paesi coinvolti che, sulla base dell’esatta comprensione degli specifici bisogni della vittima, garantiscano una completa protezione di quest’ultima mediante l’impiego di strumenti di tutela personalizzati.

Alla prima sessione plenaria del pomeriggio del 13 ottobre, presieduta da Ivo Aertsen, ordinario di Criminologia dell’Università Cattolica di Lovanio, hanno preso parte Vittorio Bertelè, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (IRCCS), Guido Romeo, giornalista e fondatore di “Diritto di Sapere”, e Steve Tombs, professore di politiche sociali e criminologia e direttore del Centro di ricerca internazionale di criminologia comparata della Open University (Regno Unito).

Il giorno seguente, al mattino, si è tenuta la seconda sessione plenaria nella quale sono stati trattati specificatamente i temi relativi ai diritti e ai bisogni delle vittime dei crimini economici. In tale contesto si è tenuto l’intervento di Gabrio Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza e direttore del Centro Studi “Federico Stella”. Sono seguite significative testimonianze di associazioni di vittime da reato, tra cui quella di Bruno Pesce, esponente dell’Associazione Familiari Vittime Amianto (AFeVA) di Casale Monferrato, e del mondo imprenditoriale, quale quella di Pier Giuseppe Biandrino, direttore Legal e Corporate Affairs di Edison S.p.A. Di seguito gli interventi di John Braithwaite, docente di Criminologia all’Università Nazionale d’Australia e fondatore di RegNet (the Regulatory Institutions Network), Adán Nieto Martín, professore di Diritto penale all’Università di Castilla La Mancha, e Paulo Pinto de Albuquerque, giudice della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Nel pomeriggio, infine, si sono tenuti contemporaneamente tre workshop riferiti ai diversi ambiti di ricerca esplorati: ambiente, sicurezza nei prodotti alimentari e sicurezza nei presidi farmaceutici. Ha concluso i lavori del convegno una sessione plenaria presieduta da Stefano Manacorda, docente di Diritto penale della Seconda Università di Napoli.

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