Su Avvenire di oggi il professor Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Lettere e filosofia, scrive un editoriale sull'ordinazione dei nuovi vescovi cinesi

di Agostino Giovagnoli *

Nuove ordinazioni episcopali in Cina, le prime dopo l’Accordo tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese del 22 settembre scorso. Ieri è stato ordinato vescovo di Ji Ning (oggi nota come Wumeng) in Inner Mongolia, don Yao Shun, vicario generale della diocesi. Durante la cerimonia – novità significativa – è stato sottolineato ufficialmente che «il candidato è stato approvato dal Papa», richiamando così la nomina da parte della Santa Sede. Si prevede inoltre che nei prossimi giorni sarà ordinato un altro vescovo, a Hanzhong in Shaanxi, don Xu Hong Wei. Subito dopo l’Accordo, Papa Francesco scrisse ai cattolici cinesi che si apriva la «speranza di assicurare alla Comunità cattolica buoni Pastori» e chiese loro di «cercare insieme» non «funzionari per la gestione delle questioni religiose», ma «autentici Pastori secondo il cuore di Gesù». L’auspicio sembra realizzarsi con questi nuovi vescovi, che godono entrambi di ottima fama e dell’apprezzamento generale. Per questo, oltre il Portone di bronzo, c’è particolare soddisfazione.

Anche se attesa – "Avvenire" ha parlato della loro prossima elezione il 13 aprile scorso – la notizia è indubbiamente importante anche per il momento in cui matura. Nell’ultimo anno la situazione internazionale si è molto complicata. Tra Stati Uniti e Cina è divampato uno scontro sempre più pesante intorno alla "guerra dei dazi" e a Hong Kong dall’inizio di giugno è partita una protesta che non sembra placarsi. Sono due vicende molto diverse, ma che si intrecciano, aggravandosi reciprocamente. Nessuna delle due riguarda direttamente la Chiesa cattolica, ma a Pechino la preoccupazione è grande e tutto viene valutato alla loro luce.

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