Una passione per la letteratura sempre viva e coltivata anche negli anni della sua vocazione sacerdotale. Giacomo Biffi fu parroco, vescovo ausiliare a Milano, poi arcivescovo di Bologna e cardinale di Santa Romana Chiesa, fine teologo caratterizzato da ironia, arguzia e da una straordinaria capacità interpretativa dei testi letterari. Per esempio il commento teologico a Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi è stato per molti anni il filo conduttore delle sue lezioni di religione, fedele al detto che l’umorismo sgonfia la polemica.

Insieme al celebre scrittore fiorentino, sono molti altri gli autori preferiti del cardinal Giacomo Biffi, tutti rievocati nelle conversazioni confluite nel volume “Filastrocche e canarini. Il mondo letterario di Giacomo Biffi” (Edizioni Cantagalli, 2019), a cura di Davide Riserbato e Samuele Pinna, che celebra i novant’anni dalla nascita del porporato (1928-2015).

Il libro – che raccoglie i contributi di studiosi come Franco Nembrini, Inos Biffi, Alessandro Ghisalberti, Alberto Guareschi, figlio di Giovannino, Maurizio Vitale, Paolo Gulisano, Guglielmo Spirito, Vittorio Possenti e Giacomo Poretti – è stato presentato il 27 marzo nella Cappella San Francesco dell’Università Cattolica, durante un incontro moderato dal conduttore tv Massimo Bernardini e introdotto da un video-messaggio dell’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi, autore della postfazione. «Questo libro fa godere dell’intelligenza del cardinal Biffi tramite gli autori che ha amato, ha insegnato ad amare e che sono stati per lui un riferimento. In più ci aiuta a capire la storia che stiamo vivendo», ha detto monsignor Zuppi. «Tra gli autori amati da Biffi manca Manzoni, per cui … ci sono ancora argomenti per una nuova pubblicazione commemorativa del cardinale bolognese».

Sulle passioni letterarie del cardinale si sono soffermati i curatori del volume e il professor Alessandro Ghisalberti, unico docente della Cattolica tra gli autori del libro, che ha illustrato il percorso filosofico di Giacomo Biffi e la sua ammirazione per Dante, di cui quotidianamente leggeva un canto o almeno qualche terzina della Divina Commedia.

Era presente anche l’attore Giacomo Poretti che ha raccontato di aver conosciuto il cardinal Biffi tramite la lettura di un suo celebre volume “Il quinto evangelo” del quale ha letto, da par suo, qualche brano spassoso.

Ha chiuso l’incontro l’assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo monsignor Claudio Giuliodori che - richiamando la recente serie tv “Il nome della rosa” con la sua rappresentazione di un periodo storico che stigmatizzava la risata - ha messo in luce come oggi, per fortuna, si apprezzano le doti di un cardinale che sapeva evangelizzare con ironia e arguzia. A tal proposito ha ricordato alcuni aneddoti di quando, con ruoli diversi, partecipavano ai lavori del Consiglio permanente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), in cui il cardinal Biffi, interveniva con discorsi pensati e pertinenti, sviscerava le questioni in modo originale e mai scontato facendo emergere sapienza e amore alla chiesa. Quella stessa saggezza che gli faceva dire: «Un cardinale dovrebbe scrivere filastrocche per bambini e allevare canarini».