Il libro “La guerra non dichiarata” (Brioschi editore) è «un lavoro lucido e spietato come un termometro». Esordisce così il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli introducendo la presentazione del volume di Stefano Paleari, professore di Analisi dei sistemi finanziari e di Public Management all’Università degli Studi di Bergamo, in precedenza rettore della stessa Università e presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

Il volume – che è stato presentato venerdì 13 novembre nell’ambito degli eventi promossi dall’Università Cattolica all’interno di Bookcity 2020 – offre un’attenta disamina della situazione che sta vivendo l’Italia: a più di dieci anni dalla crisi del 2008, affronta una guerra atipica, frutto di una lunga serie di scelte politiche di corto respiro, non causata dall'ultima grande emergenza del Coronavirus, ma che con la pandemia si è semplicemente aggravata.

Lentezza e crisi della giustizia, burocrazia soffocante, sanità inefficiente, crollo demografico, invecchiamento della popolazione, spesa previdenziale sempre in aumento, indebitamento, investimenti sbagliati, giovani che vanno via dopo la laurea: sono solo alcune delle “ferite” (sempre nella metafora bellica) che logorano il nostro Paese.  

Per il rettore Anelli questo libro «ci mette di fronte alla realtà: oggi c’è una mancanza di coraggio e di coerenza nel governare la spesa pubblica, il debito pubblico cresce ma non aumentano gli investimenti e non migliora la vita dei cittadini. Soffriamo di mancanza di organizzazione per mancanza di etica da parte del cittadino, che non ha fiducia nello Stato. In questo caso l’appartenere a una collettività non premia, e il cittadino non si sente tenuto a lealtà e dedizione verso lo Stato». Non si tratta di una guerra tra generazioni, ma tra individuo e apparati: «Occorre superare questa guerra e per questo sono efficaci scelte che perseguano il bene pubblico, per arrivare ad una pace duratura, sempre per stare nella metafora del libro».

In tal senso risultano opportuni i suggerimenti di Paleari, ripresi e illustrati da Carlo Cottarelli, direttore Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica, il quale ha associato la lettura del libro ad alcune celebri canzoni degli anni Sessanta, in cui si parla della morte di Dio ma anche della sua resurrezione, di pugni chiusi per la disperazione e dal sole che sorge. Insomma, il libro – al di là dei mali che lucidamente elenca ed illustra – richiama anche a una speranza che viene fuori dalle azioni. «La vera sfida in Italia è mettere al centro di una riforma sociale il concetto di equità nelle opportunità, e poi agire con responsabilità».

In tal senso l’importanza della revisione (non riduzione) della spesa pubblica, della efficace gestione della sanità, della giusta attenzione al mondo dell’educazione e dell’istruzione (dagli asili nido all’università alla ricerca).

Dal confronto tra i relatori è emerso che il singolo non va da nessuna parte e sono necessarie istituzioni a livello europeo e mondiale che governino i grandi processi, senza vivere inseguendo le emergenze. È arrivato il momento di smettere di vivere alla giornata per assumere uno sguardo più lungimirante. Occorre ripensare la società tenendo presenti due principi imprescindibili: l'equità e la cura della persona. Ed è proprio questo lo scopo del libro, scritto dall’autore con tanta passione e senso di italianità: affrontare il futuro facendo tesoro degli errori del decennio passato e del presente. Solo così sarà possibile invertire la rotta ed entrare finalmente nel futuro, nella consapevolezza, come ha concluso il rettore Anelli, che «nelle macerie c’è sempre qualcosa che rinasce».