Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.


Vangelo di Giovanni (Gv 14, 15-21)

Ascolta "L'occhio e il passo" su Spreaker.

Se “comandamento” vuol dire strada, cammino, esempio, osservare i comandamenti vuol dire avere gli occhi e lo sguardo su quella strada, su quel cammino, su quell’esempio. Non in modo intermittente, ma costante. Non in modo distratto, ma attento. Non in modo freddo, glaciale, distante, ma in modo caldo, appassionato, coinvolto. Nemmeno in modo furtivo, quasi si dovesse “rubare” quel che si vede. Ma in modo franco, leale, rispettoso.

Per l’evangelista Giovanni, questi occhi e questo sguardo sulla strada, sul cammino e sull’esempio di Gesù sono la condizione di possibilità per “amarlo”. Infatti, grazie ad occhi e sguardo costanti, attenti, caldi, appassionati, coinvolti, franchi, leali, rispettosi, non si deforma quel che si vede. Deformare Gesù è sempre possibile. La sua stessa morte è stata un effetto di questa deformazione, che lo ha trasformato in un mentitore, in un impostore, in un pericolo. Se si esce dagli occhi e dallo sguardo che deformano, si può “amare”.

Così, ama Gesù chi non lo deforma. Ama Gesù chi si sottrae agli occhi e agli sguardi che lo hanno ucciso. Ama Gesù chi vede la sua strada, il suo cammino, il suo esempio. E a questo sguardo unisce i suoi piedi. La sua vita.

Salvatore M. Perrella, docente di teologia