I flussi migratori e l’accoglienza dei rifugiati sono questioni che influenzano le scelte politiche e mettono a dura prova le relazioni internazionali. Ecco perché, da settembre 2016, i leader mondiali stanno lavorando per affrontare in maniera condivisa il fenomeno delle migrazioni, che implica non solo il rispetto della dignità e libertà umana ma anche la garanzia di uno sviluppo sostenibile, per tutti. Con questo spirito, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ospitato il 29 maggio 2018 il convegno “Verso i Global Compacts su migranti e rifugiati. L’impegno della Chiesa, le risposte delle Istituzioni”, alla presenza del rettore Franco Anelli,  di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, e dell'assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori.

Si è trattato di un incontro di presentazione e discussione sui due Patti globali per rifugiati e migranti, che vedranno luce alla fine del 2018. L’obiettivo è coordinare a livello internazionale gli sforzi sulla gestione dell’immigrazione, limitandone i problemi e favorendone le opportunità.

Proprio quest’ultimo punto è stato il filo conduttore della conferenza: come ha spiegato il prefetto di Milano Luciana Lamorgese, tra gli ospiti dell’evento, «non è l’immigrazione a portare il terrorismo, ma la mancata integrazione». Per evitare ciò, è importante «consentire che i Comuni possano impiegare i richiedenti asilo in attività sociali, per farli sentire parte di una comunità, di una collettività. È una componente imprescindibile». Lamorgese poi fornisce alcuni dati sul numero dei migranti arrivati in Italia quest’anno: «Dal primo gennaio al 18 maggio 2018 sono stati 10.659, contro i 45.785 nello stesso periodo del 2017» un calo netto.

Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica nell’Ateneo, ha spiegato che l’attuale crisi migratoria «è drammatica ma profetica. Ci ha fatto capire che il futuro è strettamente intrecciato con la mobilità. Nostro compito è governarla, rispettando la dignità della persona», per evitare di considerare gli individui degli “scarti umani” come più volte paventato da papa Francesco.

I due Patti globali sono quindi ottimi strumenti per raggiungere tale scopo: come ha illustrato Federico Soda, direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, tali accordi - oltre a insistere nel salvare vite umane e ricercare i migranti dispersi - prevedono l’eliminazione di ogni forma di razzismo o discriminazione e una gestione adeguata e integrata delle frontiere. Tra i ventidue obiettivi previsti, i Patti vogliono anche rendere più flessibili e disponibili i percorsi per la migrazione regolare e aiutare economicamente le case di accoglienza, riducendo però al minimo i fattori che costringono le persone a lasciare la loro patria. In poche parole, bisogna assicurarsi che la mobilità tra Paesi rappresenti per l’uomo una scelta, non un obbligo.

Particolarmente significative sono state le parole di monsignor Delpini, che ha sottolineato come «la Chiesa di Milano è per tradizione un luogo di convergenza, di passaggio, con anche la vocazione di costruire una società multiculturale e multireligiosa».

Padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati, che fa parte del più ampio Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede, ha poi evidenziato come i punti dei Patti siano coincidenti con le indicazioni fornite dal Vaticano in occasione della loro stesura: grande importanza è stata infatti data alla dignità umana, nonché allo sviluppo di competenze e al riconoscimento delle abilità dei migranti, tematiche su cui gli stessi Atenei cattolici si stanno attivamente impegnando.

Perché, come ha specificato monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università, «nella mentalità diffusa l’immigrazione è un problema, un’emergenza», e ciò rischia di distogliere l’attenzione «dalle opportunità» di incontro da culture diverse: «su questo - ha concluso - c’è l’impegno della Chiesa».