Continua il dibattito aperto dall’articolo intitolato Scuola paritaria, non chiamatela privilegio, un percorso di approfondimento per sfatare molti luoghi comuni, comparare la situazione italiana con quella degli altri Stati europei, conoscere un mondo vitale e inclusivo, trovare soluzioni per dare vita a un sistema scolastico integrato e plurale


«Mi piace molto approcciare il mondo della politica, perché credo che la politica sia la più alta forma di carità. Non ho mai creduto nelle posizioni partitiche. Credo invece ci siano delle persone che hanno grandi ideali, grandi valori, e a cui devi quindi arrivare a scaldargli il cuore». Così Anna Monia Alfieri racconta della propria esperienza in Commissione di Bilancio, in qualità di economista e di rappresentante dell’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (USMI) e della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM). Una donna, sola, con indosso un abito, e il dovere d’infrangere molti pregiudizi, di fronte a una platea eterogenea negli ideali politici e spirituali. «In commissione di bilancio non ha parlato Anna Monia, hanno parlato i numeri, le leggi, i fatti».

Numeri e cifre, sì, perché è nei conti economici che si può leggere la grave crisi delle scuole paritarie. Con 900mila studenti iscritti in tutt’Italia, e lo Stato che, per ognuno di questi alunni, devolve 500€ all’anno, alle paritarie non restano che due opzioni: trasformarsi in una scuola per ricchi o indebitarsi e, nel tempo, chiudere i battenti. Con la crisi vocazionale degli ultimi decenni, le scuole paritarie hanno necessariamente dovuto aprire le porte ai laici, e questo ha comportato un fisiologico aumento dei costi del personale. Questo fatto, chiaramente, ha alimentato una crisi già in atto, dovuta alla necessità, da un lato, di non discriminare i meno fortunati, dall’altro, di evitare il fallimento. In questo delicato equilibrio già destinato a non reggere, s’è inserito il Coronavirus: «Il sistema scolastico italiano è già classista perché il ricco sceglie e il povero s’accontenta. Le realtà più colpite sono sempre quelle del centro sud e delle periferie. Il Covid è quel cigno nero che in economia fa emergere il problema allo stato puro, senza filtri. Se fosse passato il Coronavirus non se ne sarebbe parlato più di questo problema, era necessario affrontarlo adesso», spiega Suor Monia.

Parole, queste, che ricordano la lapidaria affermazione del Pontefice: «Non sprechiamo questa pandemia». Suor Monia Alfieri ha seguito questo messaggio, e il confronto con la classe politica ha dato i suoi frutti. Infatti, «è stato inserito un aiuto di 300 milioni alle paritarie nel DL rilancio. Finalmente, sia tra la maggioranza che tra l’opposizione, è passato il principio che le paritarie sono pubbliche e fanno parte di un sistema integrato. Questo non eravamo mai riusciti ad ottenerlo, neanche durante la costituzione italiana, in cui ci fu una grossa divisione tra cattolici e non».

Un traguardo non da poco quello di mettere d’accordo forze di destra e di sinistra sull’importanza del comparto delle scuole paritarie. «Questi 300 milioni sono un riscatto assoluto della scuola paritaria e un risultato senza precedenti in questa fase politica che ne va a confermare il suo ruolo pubblico».

Nonostante «questa vittoria» l’impegno di Suor Monia per sostenere le scuole paritarie va avanti. I passi successivi? «È necessario approvare nelle aule del Parlamento gli altri 6 emendamenti e, in particolare, quello relativo alla detraibilità integrale del costo delle rette versate dalle famiglie alle scuole pubbliche paritarie nei mesi di sospensione della didattica, con tetto massimo di 5.500 euro (che è il costo standard di sostenibilità per allievo): ciò sanerebbe anni di discriminazione subita dai genitori, dagli alunni e dai docenti. Non si tratta di un favore ai ricchi: tutt’altro! I numeri parlano con la loro schiacciante evidenza». Inoltre, aggiunge, «è importante l’intervento delle Regioni, Province e Comuni» e, in particolare, a livello locale «è necessario siglare “Patti di comunità” con le scuole paritarie, utilizzando le 40.749 sedi scolastiche statali e le 12.564 sedi paritarie per consentire agli 8.466.064 studenti di ritornare in classe in sicurezza. Si dia a queste famiglie una quota capitaria pari al costo standard di sostenibilità per allievo (da modulare per corso, e che va da 3.500 euro per la scuola dell’infanzia a 5.800 euro per la scuola secondaria di 2° grado, con una media di 5.500 euro), consentendo la libera scelta della scuola».


Secondo di una serie di articoli dedicati al sistema delle scuole paritarie in Italia